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giu 16

KT Tunstall – Invisible Empire // Crescent Moon

a cura di Marco Valchera

A tre anni di distanza dal riuscito tentativo elettronico di Tiger Suit (2010), la cantautrice scozzese KT Tunstall pubblica il quarto album in studio, Invisible Empire // Crescent Moon, tornando alle sue origini folk blues. Il titolo rappresenta la struttura bipartita dell’opera: come con un vinile, abbiamo un lato A e un lato B, la cui separazione deriva sia da due sessioni diverse di composizione (Aprile e Novembre 2012), sempre registrate a Tucson, sia da due ispirazioni tematiche differenti. Invisible Empire // Crescent Moon è figlio del dolore provato dall’artista l’anno scorso: il primo gruppo di canzoni è nato dalla morte del padre, mentre il secondo dal divorzio con il marito. Si tratta di una lunga riflessione sulla mortalità, la memoria, gli affetti, accompagnata da melodie malinconiche, toccanti e sofferte. Probabilmente siamo di fronte al miglior lavoro della Tunstall: la bellezza e la semplicità degli accordi, che nella loro quasi totalità si appoggiano su chitarre acustiche e poco altro, e la sincerità delle liriche sono ulteriormente rafforzate dalla splendida roca voce dell’interprete. Grazie alla collaborazione nella scrittura e produzione di Howe Gelb (Giant Sand, OP8), KT Tunstall vive e fa vivere un’evoluzione del concetto di perdita e di necessaria rinascita: non ci sono cadute di tono, ma ogni brano è una piccola gemma di questa esperienza. IE // CM non è un album per tutti: probabilmente chi era alla ricerca di nuovi tormentoni alla Big Black Horse And The Cherry Tree o alla Suddenly I See rimarrà deluso dalla mancanza di ritmo e vivacità, ma la Tunstall è riuscita a toccare corde talmente profonde, da commuovere l’ascoltatore.
Il lato Invisible Empire si apre, appunto, con la traccia omonima: Invisible Empire è la perfetta immagine del suono acustico ed elegante, a tratti folk, a tratti blues, che costituisce la prima metà dell’album. Oscura e profonda, costruita su un’acustica che gioca con le note dolci di un pianoforte, ci introduce nel nuovo mondo della scozzese. Made Of Glass è la più toccante: ispirata da un’amica stroncata dal cancro che le regalò un vaso di vetro come ricordo, è una sofferta meditazione sulla fragilità degli oggetti e degli esseri umani. La struttura di ogni brano è sempre sorretta da chitarre acustiche e da lievi e delicati strumenti, che fanno capolino di tanto in tanto: in How You Kill Me (How you kill me/ Taking up all of my patience/ Leaving my temper a widow/ But I don’t feel like grieving/ Should I swim into the sun/ And meet you there) i cembali, in Carried tamburelli, in Old Man, dedica al padre, un violino gentilmente pizzicato spinge il brano a lambire le terre del country. Al contrario, Yellow Flower, una sognante ballata, si appoggia solo sul pianoforte, tracciando la strada di ciò che segue. Infatti, Crescent Moon, il lato B, amplia maggiormente gli orizzonti folk blues, con arrangiamenti più ricchi e variegati. Crescent Moon, splendida, pianoforte ed elettrica, si apre nel finale ad una piccola orchestra; Waiting On The Heart guarda al country con abbondante uso di pedal steel, prima di un bridge sorprendente con l’entrata di chitarre elettriche, sotto l’influenza di Lucinda Williams. Il singolo apripista Feel It All (riproposto anche in versione band jam come bonus track) unisce pop e blues, ricalcando la scia del capolavoro Metals di Feist: un invito a riprendere in mano la propria vita e ricominciare. Chimes, con il featuring di Howe Gelb, si avvicina alle atmosfere alla Simon & Garfunkel ed è un ennesimo punto di forza dell’album: l’intreccio delle due voci, appena sussurate, si incastra alla perfezione su un tappeto sonoro arioso. Honeydew sfrutta tuba e clarinetto, mentre la conclusiva No Better Shoulder, un mantra costituito da solo quattro linee testuali e per lo più strumentale, si evolve da un’acustica alla Ingrid Michaelson per arricchirsi continuamente con strumenti che, lungo i cinque minuti, irrompono e si congiungono in una spirale.

Label: Universal
Anno: 2013

Tracklist

01 – Invisible Empire
02 – Made Of Glass
03 – How You Kill Me
04 – Carried
05 – Old Man Song
06 – Yellow Flower
07 – Crescent Moon
08 – Waiting On The Heart
09 – Feel It All
10 – Chimes
11 – Honeydew
12 – No Better Shoulder
13 – Feel It All – Band Jam

1 commento

  1. Pierpaolo Fasano

    Probabilmente non venderà tantissimo ma questo album dimostra ancora una volta che KT Tunstall è un’Artista immensa. Già “Tiger Suit” mi aveva folgorato.
    Peccato che l’entusiasmo nei suoi confronti, da parte del pubblico, si sia un po’ raffreddato.
    Io continuerò a comprare i suoi album.
    E’ fantastica!

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