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mar 31

Dido – Girl Who Got Away

a cura di Marco Valchera

A cinque anni di distanza dall’insuccesso, immeritato, di Safe Trip Home (2008), Dido pubblica il nuovo album Girl Who Got Away, avvalendosi, per lo più, solo della produzione del fratello Rollo Armstrong, membro della band The Faithless, e di Greg Kurstin, nome di grido degli ultimi mesi per i successi da pop patinato (Kelly Clarkson, Lily Allen). Se il suo sforzo precedente conteneva collaboratori come Jon Brion (Fiona Apple, Aimee Mann) che avevano aiutato l’artista a lambire nuove sonorità più elettroniche e avvincenti che, data la complessità delle armonie, non avevano fatto breccia nel cuore del grande pubblico, questa volta Dido torna alle origini, creando un pastiche di tanti generi musicali sorretti, come al solito, dalla sua voce angelica. Il risultato non è nulla di entusiasmante: a volte lo sbadiglio è continuo, e la capacità della quarantunenne londinese di coinvolgere l’ascoltatore è ai minimi storici. Ben poca cosa sembra essere il tentativo di voler spingersi ancora di più nell’elettronica, secondo le previsioni: Girl Who Got Away scivola via senza alcun tipo di sussulto, anzi, consegnando, una serie di tracce scialbe, dimenticabili, e che, di certo, non reggono il confronto con successi del passato come Here With Me (vero capolavoro), Thank You o White Flag. Non ci sono neanche guizzi di improvvisazione che permettano all’album di ergersi dalla musica di classifica di questi anni, essendo, comunque, Dido, un’autrice di bestsellers (il suo esordio No Angel vendette qualcosa come 16 milioni di copie). Purtroppo, questi cinque anni di attesa non ci consegnano nulla di sorprendente, ma solo un tenue e grigio compitino.
Il singolo No Freedom è il classico brano alla Dido, chitarra acustica e ritornello arioso con il verso No love without freedom, no freedom without love che si ripete come un mantra. Nulla di sconvolgente, eppure è uno delle poche cose salvabili dell’album. La title track, dalle liriche focalizzate su sentimenti triti (I wanna move with the seasons/And go with the flow/And take it easy /And let stuff go), gioca con sintetizzatori sbiaditi e scorre senza lasciare nulla; Let Us Move On, in collaborazione con il rapper Kendrick Lamar, è una buona canzone trip hop, che si ricollega ai suoi esordi, affascinante e vicina alle atmosfere di Lana Del Rey e del suo fidato Emile Haynie. Blackbird, dalle tinte garage, cerca di mescolare ritmiche inedite alla sua voce, ma non riuscendovi: non c’è mai un minimo coinvolgimento che traspaia dall’autrice, ma l’impressione che si ricava dall’ascolto di questo, come di molti altri brani successivi, è che Dido interpreti quasi contro voglia ciò che le venga dato dai suoi produttori. End Of Night è a metà strada tra i Pet Shop Boys e i più sbiaditi Depeche Mode: non c’è Gahan né tantomeno l’ispirazione. Al contrario, Sitting On The Roof Of The World, acustica, è una perla rara: seppure non immediata, è malinconica e toccante (I don’t wanna be different, I just wanna fit in); Love To Blame è il peggio che Girl Who Got Away ha da offrire: un finto reggae costruito su sintetizzatori, fino all’apparire di qualche tromba qua e là che cerca di far riprendere dal sonno profondo in cui si è piombati. Non va meglio con Go Dreaming, di nuovo un elettro pop insignificante che fa il verso alla Madonna di Ray Of Light o, spingendoci oltre, a Oh Land, né con la più posata Happy New Year, incredibilmente noiosa, così come Loveless Hearts, altro brano insignificante che flirta con l’elettronica. L’album si chiude con Day Before We Went To War, in collaborazione con Brian Eno, che richiama le atmosfere di Safe Trip Home e che, finalmente, ci regala una Dido nel suo vestito migliore, archi e arrangiamenti leggeri e quasi ambient.

Label: RCA/Sony
Anno: 2013

Tracklist

01 – No Freedom
02 – Girl Who Got Away
03 – Let Us Move On
04 – Blackbird
05 – End of Night
06 – Sitting on the Roof of the World
07 – Love to Blame
08 – Go Dreaming
09 – Happy New Year
10 – Loveless Hearts
11 – Day Before We Went to War

2 comments

  1. Fabiola

    Ho comprato l’album nella versione deluxe edition perché Dido è un’artista che ammiro molto e trovo che sotto ad ogni suo lavoro ci sia una ricerca non volta al mero gusto commerciale dei pezzi proposti. Non sindaco sulla critica fatta dalla redazione, però dire che è un album da sbadiglio mi sembra un po’ eccessivo. Certo, se qualcuno fruisce della musica in sostituzione alla caffeina, allora questo non è l’album adatto. Chi, come me, apprezza la voce e le sonorità di Dido, troverà questo un album tutto da ascoltare (e da cantare)!

    1. Marco Valchera

      Mi fa sempre piacere quando un album crea opinioni così diverse e ancora di più vedere interazione con i lettori, espressa in toni pacati e convincenti. Ti ringrazio molto, Fabiola, per avere espresso un altro punto di vista rispetto al mio sull’album di Dido.

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