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dic 21

Karma To Burn @ Sinister Noise

KARMA TO BURN @ Sinister Noise . photo by Carlo Alberto Riolo

Domenica 4 dicembre il Sinister Noise ha in programma un doppio live che rischia di far azionare i sismografi. I cultori dell’heavy rock non attendono altro e sostano fuori dal locale già un’ora prima dell’inizio dei concerti. Dalla West Virginia ritornano gli internazionali Karma To Burn (anche noti come K2B, già al Sinister nel novembre 2009 e al Circolo nel giugno scorso) in tour per presentare il loro nuovo lavoro V, sfornato 6 mesi fa sotto l’egida della Napalm Records. L’onore di aprire la serata spetta ai romani Camion, molto “temuti” e rispettati da queste parti. Si sosta al piano superiore del locale per salutare proprietari ed amici, e per le prime bevute, poi tutti giù per le scale per riversarci nella saletta concerti illuminata fiocamente da fari di colore rossastro. Tra il rumoreggiare generale ognuno cerca collocazione per attendere ed assistere al meglio all’apertura delle “ostilità” (se aveste visto l’arsenale che i Karma hanno scaricato dal loro furgone capireste il perché mi esprimo in questi termini…)
Giusto il tempo per verificare strumenti e volumi che alle 22.30 la formazione romana sale in pedana. Gioca in casa, si vede e soprattutto si sente. Nutrito infatti il numero di vivaci “tifosi” al seguito. I 4 Camion, ignorando completamente i limiti di velocità, fanno subito esplodere la loro miscela stoner-metal (imbottita di mini-moog e cantato growl) tamponando tutto e tutti. I pezzi che finiranno sul verbale sono: Beers On Wheels, Cowbell From Hell, Here Comes The Cadillac, Here Comes The Harley, Route666 più un inedito senza titolo. Il loro “capo” Federico Pascali ci lascerà le tonsille, noi le orecchie. Se masticate musica ad alto voltaggio non mancate di visitare il loro spazio web www.myspace.com/camionmusic dove, garantito, troverete pane per i vostri denti.
On stage si procede al cambio strumenti, l’occasione è propizia per un pit-stop alcolico alla sala bar di sopra. Ripiombiamo giù per le scale nella botola infernale ulteriormente carichi per il prosieguo della serata. I Karma si affacciano dal backstage incuriositi dal baccano che proviene dai fan che, giunti in gran numero, fanno registrare un prevedibile e sacrosanto pienone. Finalmente vengono allo scoperto, “armi” in mano, si piazzano sul campo e danno inizio all’aggressione sonora. Ci colpiranno con dosi massicce di un acidissimo e desertico concentrato di stoner, doom e sludge tutto strumentale come i 3 americani ci hanno abituato. In realtà nel primo omonimo disco (correva l’anno 1997) la casa discografica dell’epoca, l’olandese Roadrunner gli fece pressione affinché ingaggiassero un cantante di modo che la musica fosse più fruibile. I Karma applicarono il compromesso includendo nel disco alcune tracce cantate da Jason Jarosz. Poi, non convinti dell’esito dell’operazione, “sfancularono” lui, la label e tutto il music business, iniziando quel percorso artistico di controtendenza che li rese così profondamente integri ed apprezzati. Nel nuovo disco (il loro quinto in studio) è vero che in 3 degli 8 pezzi ricompare una voce dopo 15 anni (quella di Daniel Davies, figlio nientepopodimeno che di Dave Davies dei leggendari The Kinks) ma si tratta di una mossa autogestita e ad “impatto soft”: Davies esegue una cover dei Black Sabbath (Never Say Die), la riuscitissima The Cynics (probabilmente la top track dell’album) e la buona Jimmy D., ma non partecipa alle esibizioni live della band. In definitiva i Karma sono sempre William Mecum, chitarrista e fondatore, il bassista Rich Mullins (con quella sua tipica posa live a gambe divaricate tipo compasso aperto…) e Rob Oswald alle pelli, soggettone à la Easy Rider, che usa montare 2 piatti così in alto che quando li suona sembra alla guida di un chopper. I pezzi, è noto ai fan, portano cifre numeriche per titoli, sembrerebbe in ordine rigorosamente casuale. Di seguito riporto la scaletta: 47 . 8 . 39 . 41 . 14 . 34 . 42 . 5 . 1 . 19 . 32 . 28 . 20, mediante la quale i Nostri tracciano un vero e proprio Teorema del Delirio.
Anche il pubblico, come sotto ipnosi sin dai riff del pezzo d’apertura, fa presto a dare i numeri. In sala infatti è tutto un mimare di strumenti e movimenti ritmici di teste che fanno su e giù, mentre il magma sonoro (con vibrazioni amplificate a dismisura dalle ridotte dimensioni della sala) scorre impetuoso e sommerge tutto. In poco più di un’ora sono ben 13 i pezzi eseguiti (a rappresentare tutti e 5 i lavori del combo statunitense). Poi è tempo di urla di richieste di bis. E’ William Mecum, con ghigno sul viso, ad aizzare i suoi che così riprendono ad azzannarci con un tris cattivissimo di puro “roccia sound” (34 . 15 . 36) che finisce per provocare crepe sui muri. Poi scroscianti applausi, strette di mano ai musicisti ed assalto al banchetto merchandising che venderà, credetemi, tutto, tavolino compreso.
Che gran trip musicale quello calatoci dai K2B, visionaria formazione in grado di trasfigurare le caratteristiche della loro West Virginia, terra di bruschi cambiamenti climatici, di improvvise tempeste ed impetuosi uragani, spazi sterminati, impervi e sconnessi sentieri, fitti boschi e culti di divinità della natura. Alla fine siamo tutti d’accordo con uno svitato ragazzo del pubblico che alzando un braccio per aria a pugno chiuso imitando (e parafrasando) il mitico sergente Hartman (quello di Full Metal Jacket) urla: “Dio ci si arrapa con i Karma To Burn!”. Si, proprio Dio, con buona pace del diabolico caprone simbolo della band.

4 comments

  1. Albert

    Grande Karlo!!!!! Bellissimo report

  2. Jean

    sismografi azionati!

  3. flo

    complimentoni…. super C.A.R. ;-)

  4. Rox

    la mia stima va allo svitato ragazzo del pubblico! ;)

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