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mar 25

The Field + Esperanza @ Locanda Atlantide

THE FIELD @ Locanda Atlantide . photo by Carlo Alberto Riolo

C’incamminiamo verso la Locanda Atlantide con molta calma, rispettando i tempi biologici di una cena cinese, un caffè e un buon amaro. Non c’è alcuna fretta; stiamo andando a trovare un buon amico, d’altronde. Il ricordo dell’esibizione di The Field di quest’estate al Festsaal di Berlino ci aveva lasciato un segno talmente profondo da crearci l’illusione di aver stabilito una sorta di legame con l’artista, un understanding cameratesco e solidale per cui non s’inizia finché non ci sono tutti. Ed è così che troviamo le cose e le persone al locale; in perfetto relax, in attesa che gli invitati suonino al campanello. Non fraintendetemi però; tutto è pronto dietro le quinte, il bar sta già spillando le prime birre ed il chiacchiericcio dei presenti riscalda già le pareti umide della locanda. Nel nostro vagare in questo stato di sospensione pre-concerto ci imbattiamo negli Esperanza, band tutta italiana attualmente in tour con The Field, che da lì a poco avrebbe aperto le danze; gli strappiamo la promessa di un’intervista a fine serata che potrete trovare seguendo il link. Si fanno le 22:30 e la gestione decide che è tempo di cominciare, anche se molti romani indolenti dovranno ancora presentarsi. Ed è un vero peccato perché la performance live degli Esperanza sconvolge anche noi che veniamo da un ascolto attento del loro omonimo disco di esordio di fine 2011 targato Gomma Records. L’idea che ci eravamo fatti di un gruppo “da aperitivo”, misurato e un po’ chic (che peraltro non ci dispiaceva affatto) viene spazzata via fin dalle prime note di Ink: dal vivo i tre ragazzi dell’hinterland di Milano rielaborano le tracce del CD aggiungendo psichedelia e furia kraut, coadiuvati da un quarto elemento alla batteria.  Allo stesso modo, la spensierata versione incisa di Aliante giallo acquista ballabilità nella sua rivisitazione on-stage che pone enfasi sull’ipnotico giro di basso, mentre il cavallo di battaglia, Jaipur, fra early-techno e marzialità punk in salsa Parigi-Dakar, si arricchisce di una coda elettronica che ci porta – ormai vittime del beat – alla giusta temperatura per scatenarci con The Field.
Eccezionalmente in versione lupo di mare (vedi foto – ma ci aveva già stupito in versione biker quest’estate), Cpt. Alex “The Field” Willner e la sua ciurma live ci fiocinano immediatamente con una hit dall’ultimo lavoro, It’s up there, fissando il punto di partenza per un trip microhouse di quarantacinque minuti che ci sbatacchia per tutti i mari.  Durante il viaggio abbiamo avvistato più volte terra – Everyday, Over the Ice, poi forse Is this Power – ma l’accigliato e imperturbabile Capitano non ha mai voluto attraccare, mescolando un brano nell’altro fino a renderne indistinguibili i contorni. E’ così che intende i suoi show: fluidi come un dj-set, epici come una suite sinfonica: se ci si abbandona alla musica e si abbraccia il mistero del loop si percepiscono solo dilatazioni e contrazioni di ritmo, aggregazione e dispersione di suono. La batteria e la chitarra/basso dei suoi due fedeli turnisti, simmetricamente alla sinistra e alla destra del “padre”, entrano ed escono dal mix con disinvoltura, dettando e dosando magistralmente nell’arco dell’intera performance i momenti di climax e anticlimax, tensione e rilascio. Dopo una breve pausa c’è ancora il tempo per un bis, un ultimo brano che Alex Willner lancia kamikaze contro gli scogli, facendolo naufragare fragorosamente in una tempesta di noise industriale. Tutto perfetto per quanto riguarda l’organizzazione Ausgang – venue, opening act, headliner e pubblico selezionato del giovedì. Alla prossima!

 

Leggi l’intervista agli Esperanza.

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  1. Esperanza, il limite è il cielo » musicZoom

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