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giu 01

Primavera Sound 2012 – LoG#1

Thee Oh! Sees

LoG# – When tomorrow hits

È più o meno come andare in bicicletta. Una volta che hai imparato non dimentichi più. Per cui dopo un anno non esaltante dal punto di vista delle mie partecipazioni live decidiamo di recuperaro il tempo perduto prendendo 2 biglietti per Barcellona. Perché questo è quello che si fa in questi casi, al Primavera Sound ci si va per vedere tutti i concerti a cui non hai potuto assistere durante un anno intero. Quest’anno però i segni della crisi sono evidentissimi. Durante il solito di giro di ricognizione notiamo diversi avvisi di affitto e vendita di immobili, ed una protesta pacifica da parte degli studenti della città davanti all’Ajuntamiento. Seduti nella Plaza de Sant Jaume, una ventina di ragazzi scrivono davanti ad un foglio bianco le loro proposte contro l’aumento delle tasse scolastiche ed universitarie durante un esame di dissenso. E noi che del dissenso siamo sempre stati fautori, non possiamo fare altro che registrare e comunicare. La preoccupazione è forte nel Paese, visto il recente record dello spread, ma chi non conosce crisi è il Festival del Primavera che anche quest’anno sforna un cartellone di artisti senza pari. Li scopriremo giorno per giorno. Per oggi ci accontentiamo di arrivare un po’ più tardi del solito a gustarci immediatamente gli Afghan Wighs. La band di Greg Dulli ci accoglie al palco San Miguel con tutto il suo repertorio rock connotato da un romanticismo senza pari. I pezzi sono tirati e decisi, ma il pubblico sembra effettivamente poco numeroso rispetto agli standard degli anni passati, almeno su quello che viene considerato palco principale, dove passano i gruppi più conosciuti (dopo la lettura di questo pezzo capirete il perché). Chi non conosce crisi è invece il palco ATP dove ci fiondiamo immediatamente dopo per andare a vedere i Mudhoney. Chi mi conosce sa benissimo che da molti anni sono devoto alla Mudhoney. Anzi si può dire che sono praticamente cresciuto con loro. La band di Mark Arm spiazza completamente ogni mia aspettativa: nonostante l’età il loro spread rispetto alle altre band dell’epoca (e forse anche rispetto a molte band contemporanee) schizza a livelli inimagginabili, trascinando un pubblico finalmente folto verso altri orizzonti. Grazie a pezzi come In’n'out of Grace, Touch Me I’m sick (cantata a squarciagola da mezzo Primavera) ed una immaginifica When Tomorrow Hits, a cui assegniamo il premio della serata nonché il titolo di questo LoG. Dopo una breve sosta ristoratore, decidiamo quindi di gustarci qualche succulento xurros davanti ai Wilco, il cui stile ci affascina notevolmente. Gli intrecci di chitarre sono curati, precisi e (sorpresa) potenti, ed il genere è consono ad una tranquilla digestione. A volte pure troppo però, quindi il salto successivo è di nuovo all’ATP dove arriviamo nel frastuono più completo per l’esibizione dei Thee Oh! Sees, autentica rivelazione della serata. Intendiamoci, li abbiamo già visti al Circolo l’anno scorso, ed eravamo già consci delle capacità della band. Ma vederli suonare al Primavera davanti ad una marea di gente fa tutto un altro effetto, fidatevi. Le possenti tirate garage fanno letteralmente scapocciare mezzo festival, e le lunghe digressioni psichedeliche affascinano chiunque sia passato dalle parti dell’ATP. Gira voce che gli Sleep non suonino più, causa problemi di salute di uno dei membri della band, ma non abbiamo trovato conferme al riguardo. E quindi i The Oh! Sees ne approfittano per esibirsi in altri due pezzi a cui non riusciamo letteralmente a resistere.
Dopo l’high della serata, il down arriva subito dopo. La sosta ristoratrice non riesce a farci carburare, e ci trasciniamo di nuovo al San Miguel per osservare una di quelle band per le quali il sottoscritto non avrebbe mai speso un euro. L’esibizione dei Franz Ferdinand è però convincente, anche se i pezzi sembra suonino esattamente come su disco, senza niente di aggiunto o di diverso. L’orecchiabilità e la fama la fanno da padrone, per cui il pubblico sembra sinceramente soddisfatto. All’ennesimo pezzo da boy band però molliamo il ring e recuperando le ultime riserve energetiche ci dirigiamo verso il Mini. Il lungo cammino verso il palco più lontano del festival è sfiancante, ma ne vale la pena. Gli Spiritualized ci attendono con le loro sonorità messianiche e psichedeliche, con una Hey Jane da brividi. Il reverendo Jason Pierce, una delle principali ragioni per cui siamo qui, officia la sua messa in un bianco e candido vestito ed il gregge osserva stupefatto del suo sound of confusion. Dopo un nuovo momento di esaltazione, la stanchezza prendo però il sopravvento e decidiamo quindi di rientrare nei ranghi. Ma fate attenzione, la strada ormai la sappiamo, domani saremo ancora qui. È come andare in bici, dicevamo, una volta imparato non si dimentica più. La lunga cerimonia del rock è appena cominciata.

Frase del giorno: “L’unica cosa buona di questo caffè è che è caldo”, Giovanna

Gruppo rivelazione della serata: The Oh! Sees, che si sbarazzano delle altre band e li vediamo suonare dappertutto.

Scena del giorno: Surf sulla folla durante il live dei Mudhoney.

1 commento

  1. Frankie

    un concerto della mudhoney!

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