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ott 25

4 Axid butchers – Villa Gasulì

Ci sono dischi che vorresti non recensire mai, ma continuare a ascoltare ininterrottamente fino a quando non ne hai più. È proprio quello che mi viene da pensare riguardo a Villa Gasulì, terzo album dei bresciani di nascita, ma internazionali di adozione, 4 Axid Butchers. Villa Gasulì è infatti un album completo, ricco di particolari e dettagli improvvisi che farebbero felice qualunque ascoltatore; ma è anche un luogo immaginario e reale al tempo stesso in cui la band si dà da fare a livello artistico e musicale. La strada per giungervi è molto semplice, il campanello suona e la porta si apre proprio con Gasulì sostenuta da un ritmo accogliente con chitarre che ti fanno subito mettere a tuo agio. Il sound è tipicamente madchesteriano, a volte un po’ sopra le righe, come nella successiva What’s New?, ma la festa è in pieno svolgimento e la voglia di ballare è tanta che è difficile tenerla a freno. L’arredamento ha un orientamento decisamente rock e le linee di chitarra ti seguono in modo naturale lungo i tanti corridoi della casa. Ogni stanza presenta però caratteristiche diverse: mentre in A Globetrotter’s Song troviamo un lume acceso di fronte ai poster di Tosh e Marley e un mondo di colori gonfiati da un basso profondo e deciso, nel giardino di My Free Country sembra di stare all’Hacienda con gli Happy Mondays sotto acido e Bez che balla come solo lui sa fare. Stessa sensazione nella meravigliosa Aster, quando magari si esagera un po’ e le sensazioni iniziano a essere amplificate a dismisura e si vedono cose che esistono solo nella tua testa. La sintesi riesce sempre e a volte sembra ricordare in maniera più che decisa le soluzioni eccentriche ma meravigliose dei Gomez, band sovraumana e sempre fuori dall’ordinario, mai dimenticata dal sottoscritto. Oppure le ambientazioni più pop e armoniose degli Stone Roses, tornati ultimamente in auge grazie a tour sovraffollati. Certo, El Zogadur sembra capitata lì per caso e Let It Burn assomiglia moltissimo a To Get Down di Timo Maas (non abbiamo dimenticato nemmeno lui, non vi preoccupate…), ma per gente abituata a mixare e remixare con i vinili più che un peccato questo sembra essere quasi un omaggio. Chi mette dischi questo lo sa. Quindi alzatevi e lasciatevi andare alle fluttuazioni psicosonore di Hill; dimenticatevi chi siete, dove state e che cosa significa omber in dialetto bresciano.

Label: G04 Records
Anno: 2012

Tracklist

1.    Gasulì
2.    What’s New?
3.    A Globetrotter’ Song
4.    My Free Country
5.    Let It Burn
6.    Aster
7.    El Zögadur
8.    Hill

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