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mag 29

Primavera Sound 2011 LoG#4

The Black Angels

Il terzo giorno Closer resuscitò e disse ai suoi discepoli che ci saremmo visti direttamente al Forum. Non prima di aver spezzato la maledizione della montagnola del Parco della Ciutadella. Al rientro in albergo le strade si dividono: la città è già in fermento per la finale di Champions, ma noi eviteremo ogni riferimento al match per solidarietà agli indignados sfrattati dalla polizia per far posto ai maxischermi a Plaza de Catalunya. Anzi, non vediamo proprio la partita e ci dirigiamo al Forum, dove ad attenderci al Pitchfork c’è Gonjasufi, e la sua particolare miscela musicale da dj no-fi. Dopo qualche minuto passiamo al Piano superiore, vale a dire il Ray-Ban, che quest’anno si è rivelato essere un palco pieno di soddisfazioni. Una di queste si chiama Blixa Bargeld, che con gli Einsturzende Neubauten attira una grande folla di esseri non interessati alle partite di calcio. Pura poesia urbana, fatta di frustrazioni da uomo industriale e materiali di scarto e di lavorazione. Il sottofondo musicale di un acciaieria, veramente delizioso. Non è un paese per vecchi 3. Per questo si vedono tutti questi italiani in giro. Gli inglesi invece preferiscono Let England Shake di PJ Harvey, e noi recuperiamo i membri del gruppo per sederci comodamente in poltrona ad osservare le evoluzioni di Polly Jean. Anche in questo caso due Pulp così. Già dal disco questa operazione nazionalista non ci aveva convinto, dal vivo si rivela essere soporifera. Solo gli ultimi pezzi, vecchie glorie di un passato ormai lontano, sembrano essere all’altezza di un San Miguel stasera insolitamente sotto tono.
E’il Ray Ban, e solo il Ray-Ban. A mezzanotte, mentre la città è ormai in festa, noi abbiamo la felice idea di andare a vedere gli Swans. Non provate a chiudere gli occhi mentre ascoltate gli Swans. Il loro flusso sonoro vi trasporterà a largo verso oniriche visioni e mondi da cui non tornerete più (come prima). Ed infatti si registrano le prime defezioni. Gabri e Mauri non resistono e decidono di andare via. Nonostante la stanchezza io non mollo. Gli Animal Collective mi aspettano con mille uniposca per colorare una serata prevalentemente dai colori grigi (Einsturzende) e neri (Swans). Il collettivo di Baltimora spara qualche pezzo di Merriweather Post Pavillion, ed il loro ritmo coinvolge il pubblico nelle danze più sfrenate. Beach Boys digitalizzati ed aggiornati alla versione 2.0. Si fa veramente tardi e noi sentiamo il richiamo del Pitchfork. E’ora di andare in prima fila. E’ora di vedere un altro concerto, il concerto. Ogni volta che andiamo a vederne uno a volte non ci soffermiamo sui particolari. Il rito del sound-check, gli addetti che sbrigano le faccende sul palco, a volte innervositi dal ritardo o dal mancato funzionamento dei cavi. I membri della band che salgono a fare un po’ di prove e dicono dove sistemare il tutto. Le urla del pubblico impaziente e l’arrivo di una moltitudine di gente verso le prime file. E poi l’inizio dello show. L’esaltazione totale. I Black Angels e la loro psichedelia schizzata, Passover. I suoni si moltiplicano per raggiungerti da mille direzioni, First Vietnamese War. Furia e dolcezza intrinsecamente insieme, Entrance Song. Dopo i Black Angels non possiamo più sentire nulla. E’ come quando si assagia un buon whiskey e non si vuole rovinare il sapore che c’è in bocca con uno peggiore. Per cui salutiamo il Forum e la sua immensa distesa di bicchieri di plastica. Domani toccherà ai Mercury Rev, ma noi alle Deserter’s Songs, preferiamo e continueremo a preferire sempre le Desert Sessions.

Rivelazione della giornata: gli Swans e la loro furia iconoclasta.
Conferma del giorno: i Black Angels. Senza discussioni di sorta.
Scena del giorno: la distesa sconfinata di bicchieri di plastica di fronte al San Miguel alle 5 di mattina. Is there life on Mars?
Frase del giorno: “Spanish People overthrow your government!” Incitazione degli Swans a fine concerto.
Personaggio del giorno: Blixa Bargeld ed i  paesaggi industriali degli Einsturzende Neubauten.

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