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nov 05

Björk – Bastards

Dopo l’esperienza multimediale di Biophilia, l’ultimo lavoro in studio dove l’artista islandese oltre ad aver collaborato con le professionalità più disparate (scienziati, artigiani di strumenti musicali, scrittori ed inventori) e dove ogni brano è anche un’app per il mondo Apple (tagliando fuori un po’ tutto il resto, e questo Björk non ce lo doveva fare!), arriva in Italia il 20 novembre Bastards, raccolta di remix di quest’ultimo album. È davvero ampio il ventaglio di remix ufficiali e non ufficiali (esistono almeno un paio di siti internet che li raccolgono) di Björk ed in entrambe i casi i nomi che hanno rielaborato i brani dell’eccentrica cantante sono sempre stati nomi d’eccezione (Grooverider, Goldie, David Morales, Howie B. tanto per citarne alcuni), ed anche in questo caso non si smentisce; ma procediamo più o meno in ordine.

Non tutti i brani di Biophilia son presenti in questa raccolta di remix, che è frutto di una selezione di più di una quarantina di tracce. Ad Omar Souleyman l’onore di aprire il lavoro con il rifacimento di Crystalline, brano davvero particolare nella versione originale con quel suo finale schizofrenicamente drum’n'bass, che nel remix dell’artista siriano (ha già collaborato coi Gorillaz e con Caribou) assume una forma completamente diversa, profondamente influenzata dal bagaglio culturale e dal modo di far musica di Souleyman che non si risparmia alcuni inserti vocali in stile tipicamente arabo, quasi a formare un duetto con la cantante islandese. A lui il compito di riarrangiare pure Thunderbolt dove anche in questo caso i classici stilemi arabeggianti di Souleyman padroneggiano per tutta la durata del brano: la versione originale diventa davvero irriconoscibile all’interno del remix, e ne scaturisce un brano completamente diverso dove risulta praticamente impossibile (se non per qualche inserto vocale nella seconda metà del remix) riconoscere la solennità dell’originale. A Hudson Mohawke invece tocca cimentarsi con Virus, seconda traccia della raccolta di remix; ne scaturisce un risultato eccelso, delicato e poetico ma allo stesso tempo concreto, una vera reinterpretazione dell’originale (già molto bello ed evocativo) alla quale viene aggiunta la verve delle migliori produzioni di casa Warp (è questa l’etichetta base di Mohawke). Dall’umidità scozzese di Mohawke si salta poi al caldo secco della California con i Death Grips che mettono le mani su Sacrifice: la traccia viene lievemente accelerata rispetto all’originale, e sporcata da un beat scuro e deciso che le attribuisce una nuova carica, mantenendo quella patina di ombra che pervade un po’ tutto il brano. E sempre la stessa traccia viene poi reinterpretata da Matthew Herbert: sempre difficile aspettarsi qualcosa di preciso da questo artista, e anche in questo caso produce un lavoro finissimo, una vera e propria opera d’arte ripulendo completamente l’originale dalle parti ritmiche e assegnando un nuovo valore all’opera. Il già collaboratore di Björk torna poi a metter le mani su Mutual Core, settima traccia della collezione di remix: in questo caso il britannico si impone con una struttura in crescendo, un intrecciarsi di tappeti sonori che ci accompagnano all’inizio del brano, per sfociare poi in una mitragliata di suoni acidi che si oppongono alla soave voce della cantante (struttura che ritroviamo in chiusura del brano originale). Sullo stesso brano, si cimentano i These New Puritans, che attraverso il featuring di Solomun Island Song vestono di seta sonora (passatemi questa metafora) un corpo affusolato già molto ben proporzionato. Si arriva poi a Hollow ritoccata dal duo Jefferys-Morrison in arte 16bit, i quali attribuiscono il loro stile sapientemente glitch alla versione originale, impreziosendola con un beat minuziosamente frastagliato che si incastra alla perfezione sul resto dei suoni originali e sul fraseggio di Björk. I Death Grips tornano poi sulla già citata Thunderbolt, e anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un esperimento che alterna parti oscure nelle strofe e spiragli di sole nei ritornelli, un chiaroscuro che convince e dimostra una profonda maturità per questo gruppo americano. Proseguiamo la carrellata con la sorpresa di Nicolai Carsten, in arte Alva Noto, che stampa il suo marchio di fabbrica su Dark Matter: ciò che ne deriva è un impasto ipnotico, oscuro, frastagliato da una granella di rumori e dove la voce della cantante islandese suona come un’armonica nell’alternarsi di synth pulsanti e pad all’unisono. Arrivano poi i contemporanei suoni dubstep di Current Value che reinterpreta in maniera davvero eccelsa Solstice, ed è un peccato che i loro remix di Thunderbolt, Crystalline e Hollow, siano rimasti esclusi dalla lista. Delicatezza poi per i The Slips che rielaborano Moon senza intaccarne troppo la purezza dell’originale ma adagiando solo una soffice cornice ritmica. E se Souleyman fa doppietta, tocca ad Herbert far tripletta chiudendo la raccolta con il remix di Crystalline, ennesimo esempio della versatilità di questo produttore inglese che ci regala meraviglia acustica, la sua non-banalità spiazza anche in questo caso l’ascoltatore e lo accompagna alla fine della raccolta.

Sinceramente è un po’ un peccato che questo Bastards abbia escluso altri lavori usciti precedentemente nelle 8 parti che hanno composto Biophilia Remix Series, in particolare la già citata assenza di altri remix di Current Value come di un solo remix del duo 16bit, ma è la stessa artista che dichiara che la scelta è frutto di una decisione ben precisa di produrre un cd da non dare in pasto a “insolenti downloader” (parole sue); ma dal mio punto di vista questa decisione cozza un po’ con lo spirito dell’artista stessa, mai troppo incline ai dettami del marketing musicale ed anzi, sempre straordinariamente all’avanguardia soprattutto con l’operazione proprio di Biophilia di strutturare l’album musicale attraverso un’esperienza mediatica legata alle nuove tecnologie tramite le app per I-phone e I-pad. Un’operazione quindi quella di questo Bastards un po’ difficile da digerire a fronte delle otto parti di Biophilia Remix Series, una raccolta forse poi non così necessaria o fondamentale, ma di sicuro impatto per gli amanti di Björk e del genere; su questo non si potrà mai rimanere delusi, in quanto la lungimiranza di questa poliedrica cantante, ha sempre fatto sì che si circondasse di collaboratori altrettanto lungimiranti, al fine di elevare la musica ad un più alto livello di contemporaneità; e questo Bastards ne è l’ennesima testimonianza.

Label: One Little Indian (distribuzione italiana Self)

Anno: 2012

Tracklist:

01 Crystalline (Omar Souleyman Remix)
02
Virus (Hudson Mohawke “Peaches and Guacamol” Rework)
03
Sacrifice (Death Grips Remix)
04
Sacrifice (Matthew Herbert’s Pins And Needles Mix edit)
05
Mutual Core (These New Puritans Remix featuring Soloman Island Song)
06
Hollow (16-bit Remix)
07
Mutual Core (Matthew Herbert’s “Teutonic Plates” Mix)
08
Thunderbolt (Death Grips Remix)
09
Dark Matter (Alva Noto Remodel)
10
Thunderbolt (Omar Souleyman Remix)
11
Solstice (Current Value Remix)
12
Moon (The Slips Remix)
13
Crystalline (Matthew Herbert Remix)

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  1. Nuovo video di Björk » musicZoom

    [...] Mutual Core (These New Puritan remix), tratto da Bastards, album di remix recentemente recensito su queste pagine. Per visualizzarlo clicca qui. Il video è diretto dal regista losangelino Andrew Thomas Huang per [...]

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