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nov 15

Amanda Palmer & The Grand Theft Orchestra – Theatre Is Evil

a cura di Marco Valchera

Recensire un album di Amanda Palmer è sempre complesso e questo Theatre Is Evil non è da meno. L’artista, stanca del controllo sulla sua musica da parte della RoadRunner, la casa discografica con cui aveva pubblicato il suo bel debutto Who Killed Amanda Palmer (2008) e le opere punk cabaret del duo Dresden Dolls, ha deciso di avviarsi per la sua strada. Tramite Kickstarter, ha lanciato una sottoscrizione per chiedere ai fan di finanziare il progetto: l’obiettivo prevedeva la raccolta di 100.000 dollari, ma la Palmer è riuscita ad ottenere un milione di dollari, trasformando Theatre Is Evil nel più grande, finora, successo musicale della piattaforma. Sostituito Ben Folds alla produzione da John Congleton (St. Vincent), Amanda si lascia andare a melodie più rock rispetto al passato, in un viaggio musicale di quasi 72 minuti, che, forse, avrebbe necessitato di qualche piccolo taglio, in particolar modo nel finale. La cantante non è da sola: per la prima volta è accompagnata da un vero e proprio gruppo, la Grand Theft Orchestra, composta da Jherek Bischoff al basso, Michael McQuilken alla batteria e Chad Raines alle tastiere e alla tromba. Si tratta di un progetto ambizioso, dove la musica convive con libri d’arte, fotografie, pitture (un ritratto è opera di Francis Bean Cobain, figlia del leader dei Nirvana), e in fieri, grazie all’apporto dei social network, strumento privilegiato di contatto con i suoi ammiratori. Il messaggio portante è combattere i media tradizionali, leggasi case discografiche: a coronamento di ciò è l’immagine in cui imbraccia una motosega sul cui nastro appare la scritta dorata “Gucci” e sulla sua pelle, in nero, “We are the media”.
Parlando, però, della musica, risulta palese il grande omaggio agli anni Ottanta, con il largo uso di sintetizzatori e con riferimenti continui ai gruppi del periodo nelle sue liriche, autentici bozzetti di vita bohemien, di disperazione, di oppressione, a sfiorare quasi, in alcuni momenti, lo spleen baudeleriano. Smile (Pictures or It Didn’t happen) è roboante: la batteria e il piano si inseriscono sotto la pelle dell’ascoltatore, dando vita ad una iniziale cavalcata, in cui compare, spesso, il concetto di morte, anche in una visione ironica. The Killing Type, nel cui videoclip Amanda compare sporca di sangue e con il cuore dell’amato nelle sue mani, è una marcetta rock alla St. Vincent; Do It With a Rockstar esplode nel ritornello, una serie di interrogativi, che riflettono la possibilità di sesso facile all’interno dello star system. Want It Back, il primo singolo, ricorda i suoi lavori con Brian Viglione con l’aggiunta di un sapiente uso di synth, che richiama le atmosfere di Day & Age dei The Killers. Grown Man Cry, amara confessione di rinuncia ad amare un uomo che distrugge se stesso e le persone che lo circondano (And I really want to talk to you/I really, really wanted to/But this time, I am giving up/I am simply giving up on you) non avrebbe sfigurato in qualche tracklist dei Cure. Trout Heart Replica è una dolorosa piano song dai toni cupissimi, a cui fanno da contraltare la strumentale ariosa  A Grand Theft Intermission e la vivace Lost. Bottomfeeder, secondo il sottoscritto la migliore, si apre con i sintetizzatori che lasciano spazio ad una melodia rarefatta, quasi trip hop, piano e batteria, dalle note morbide ma dalle parole affilate. The Bed Song espone, come se si trattasse di una mostra d’arte (exhibit a, b, c, d, e), una relazione giunta al capolinea, il cui emblema diviene il letto, simbolo dell’assenza di contatto. Il finale schiera un rock FM che non appartiene del tutto alla sua autrice: Massachusetts Avenue è una canzonetta pop scanzonata e un po’ordinaria, un vero e proprio riempitivo, che poteva essere tranquillamente esclusa; Melody Dean, un punk-pop alla Green Day, leggero e divertente; Berlin, splendida nella sua malinconia, è Amanda Palmer al 100%, mentre la finale Olly Olly Oxen Free è un altro motivetto semplice e dal ritornello immediato.
Theatre Is Evil è la perfetta rappresentazione della sua creatrice: è esagerato, ridondante, isterico, toccante, sofferto e tante altre migliaia di sensazioni, ma, senza dubbio, è uno dei cd dell’anno.

Label: Cooking Vinyl
Anno: 2012

Tracklist

1.    Meow Meow Introduces the Grand Theft Orchestra
2.    Smile (Pictures or It Didn’t Happen)
3.    The Killing Type
4.    Do It With a Rockstar
5.    Want It Back
6.    Grown Man Cry
7.    Trout Heart Replica
8.    A Grand Theft Intermission
9.    Lost
10.    Bottomfeeder
11.    The Bed Song
12.    Massachusetts Avenue
13.    Melody Dean
14.    Berlin
15.    Olly Olly Oxen Free

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