Sono venuto a conoscenza de Gli Sportivi per via di un remix che hanno fatto per un brano di Spiller: Pigeonman’s Revenge è un viaggio elettronico alla spiller-maniera ed ero davvero curioso di sentire questa “cover version” di un gruppo mai sentito. Ti si presenta alle orecchie un brano strumentalmente rock, una diavoleria inaspettata che ha decisamente colpito la mia attenzione.
Ed è proprio con questo spirito che mi accingo all’ascolto di Black Sheep, un album dal quale non so bene cosa aspettarmi. L’album si apre con Gimme Gimme Your Hand, dove chitarre calde e ritmiche blues fanno da contorno ad una voce decisa e grezza, sicuramente un ottimo brano d’apertura. Segue la conferma che questi ragazzi ci sanno davvero fare, l’impeto di I’m A Cop convince l’ascoltatore: ritmica sicura su chitarre cattive, cantato sporco dove non mancano coretti, un brano che mi rimanda un po’ ai miei concittadini Let’s Get Lost. Arriviamo poi alla cupa Black Cat (ma non stavamo parlando di una pecora nera?), un brano scuro ma non meno preciso e concreto dei precedenti due, un crescendo con una sfumatura malinconica che sprigiona comunque l’energia di cui è portatore. Si entra immediatamente dopo in Go Back, apertura alla Hives e medesimi stilemi ormai riconoscibili de Gli Sportivi: chitarre sporche, ritmiche decise, alternarsi di voce pulita e urlata, e una carica non indifferente che pervade ogni brano. Appena prendi convinzione di questa specie di marchio di fabbrica del duo, ti stravolgono con l’incipit di Talking About che si divincola tra un piglio funk e un giro di bonghettini che ti fa muovere un po’ le spalle; espedienti che si incastrano perfettamente poi nel resto del brano con quella carica di cui abbiamo già accennato. La successiva I’m Going To Mexico è calda e coinvolgente, un brano davvero potente, non certo meno degli altri, ma leggermente più malato, più acido nei suoni di chitarra e nella passione della voce di Lorenzo: è il brano meno ricco e più alla White Stripes, dove con pochi elementi il duo riesce ad evocare potenza e rabbia. Mi sembra di sentire un po’ i Nirvana (davvero eh, non è una sviolinata) nell’inizio di How Does It Feel, e un po’ di Foo Fighters (anche qua non sto scherzando) nel suo procedere, una splendida ballata dai suoni dolcemente misurati, un brano davvero bello e semplice (nell’accezione più positiva del termine). Chiude il lavoro Commit Suicide, il vero momento finale che riassume alla perfezione lo stile del duo: ne scaturisce tutta la carica blues, la rabbia e in un certo senso la voglia di riscatto che questo album vuole un po’ predicare. O almeno questa è la sensazione che ho avuto all’ascolto, unitamente ad una gran voglia di sentirli e vederli dal vivo questi ragazzotti, perché mi sembra quasi di percepire che l’energia che hanno voluto immortalare in questo album d’esordio, sia un po’ imprigionata, e abbia bisogno di liberarsi sotto forma di concerto (questa sensazione di tarpamento, di sedata voglia di rivoluzione pervade poi tutto il lavoro del duo); e quale migliore messaggio, quale migliore sensazione da evocare nell’ascoltatore per un disco d’esordio, se non quella di lasciare con la voglia e la curiosità di assistere ad un concerto? Devo davvero raccomandarli a qualcuno in zona perché penso ne valga davvero la pena.
Anno: 2012
Label: Flue Records:
Tracklist:
- Gimme Gimme Your Hand
- I’m A Cop
- Black Cat
- Go Back
- Talking About
- I’m Going To Mexico
- How Does It Feel
- Commit Suicide
Commenti Recenti