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dic 03

Perchè Sanremo è Sanremo

Colapesce, foto Francesco Brigida

Ciao a tutti,

come forse saprete, qualche mese fa ci è venuta la folle idea di provare a partecipare al Festival di Sanremo. Non ci abbiamo pensato troppo e non ci avevamo mai pensata prima. Ci siamo buttati e nel modo in cui piace a noi: a capofitto e senza curarci troppo di quello che avrebbero scritto e detto gli altri. E così è andata: ho composto quattro canzoni nuove, quasi di getto, e sulla spinta di questa nuova possibile sfida. Ne abbiamo scelta una: Anche oggi si dorme domani. È un brano importante perché narra di un momento di crisi personale. Volevo parlare della mia generazione, quella dei trentenni, senza cadere in facili giustificazioni e puntare tutto sulla solita trita retorica del precariato. Mi affascinava l’idea di salire su quel palco e cantare un pezzo sull’assenza di futuro di fronte a chi quel futuro ce l’ha tolto. Parlare del vuoto che abbiamo dentro e che spesso facciamo finta di non vedere. Per cui di corsa siamo entrati in studio e ci siamo rimboccati le maniche: questa splendida esperienza – il potere finalmente utilizzare un’orchestra, confrontarmi con produttori e arrangiatori stimati come Ferdinando Arnò e Ben Foster, collaborare di nuovo con Meg, suonare con Leziero Rescigno e poi il solito, ma non scontato e prezioso aiuto di Giuseppe Sindona, e Giacomo Fiorenza (il mio bassista, e il mio produttore) – me la porterò dentro per tutta la vita. Poi è cominciata la corsa contro il tempo. Siamo stati accettati tra i 260 selezionati e poi ammessi tra i sessanta semifinalisti (lo so, tutta questa terminologia sportiva poco si addice alla musica) che quasi non ce l’aspettavamo. Anche oggi si dorme domani non è proprio la tipica canzone sanremese, il ritornello arriva dopo due minuti e venti secondi, non c’è niente che ti possa venire voglia di fischiettare. Quando è stato possibile farvi ascoltare i primi 95 secondi di canzone siamo rimasti stupiti dal vostro affetto e dalle belle parole che sono state scritte e dette sul mio nuovo brano. Ci abbiamo creduto davvero e anche se alla fine a Sanremo non ci andremo pensiamo di avere vinto lo stesso la nostra piccola battaglia. Ci sentiamo però in dovere di darvi delle spiegazioni. Il sottotitolo di Sanremo recita queste parole: “Festival della canzone italiana”, è per questo che noi sogniamo di vedere su quel palco musicisti che la canzone italiana nuova, moderna, non rinchiusa in cliché resi obsoleti dal tempo, la rappresentano giorno per giorno. Nei locali, con il pubblico che ancora compra i dischi, con i promoter che si dannano l’anima per organizzare i concerti e con quei gruppi che con la loro musica stanno scrivendo pagine importanti della vita musicale del nostro paese. Noi a Saremo vorremmo andarci con i Marta Sui Tubi, con Dimartino, con i Verdena, I Cani, gli Amor Fou, i Perturbazione, Benvegnù, gli Offlaga, Dente, Bruonori SAS, il Pan Del Diavolo e tutte quelle band che esistono e incidono anche quando le lucine rosse delle telecamere si spengono.
Questa esperienza ci ha insegnato molto: ci ha fatto capire che spesso, per snobismo, siamo tutti portati a tenerci lontani da certi ambiti, ma che poi quando in certi ambiti ci finiamo davvero rischiamo di sentirci fuori luogo. Sarei voluto salire sul palco di Sanremo per fare esattamente quello che in tutti questi anni ho fatto sul palco del Circolo degli Artisti, del Covo e del Magnolia, del Morgana e di tanti altri club. Suonare la mia musica e raccontare delle storie che ho scritto pensando a me, ma che col tempo ho scoperto riguardare tante altre persone. Non mi nascondo dietro un dito, dietro la volontà di partecipare alla kermesse c’era anche la voglia di arrivare a più gente possibile. Volevamo occupare l’Ariston nel modo in cui negli ultimi mesi sono stati occupati tanti teatri e spazi riservati alla cultura. Siamo ambiziosi, e nelle nostre ambizioni c’era anche quella di provare a salire su un palco del genere senza per forza diventare parte dell’arredo. Volevo portare  a Sanremo la mia timidezza, le mie stonature e mandare un segnale di realtà anche dove regnano il trucco e il parrucco.
Non ce l’abbiamo fatta, ma siamo felici lo stesso.
Non lasceremo Anche oggi si dorme domani a marcire in un cassetto, o in un hard disk, vogliamo farvi ascoltare questa canzone. Vogliamo che questa storia arrivi a più persone possibili anche senza passare attraverso fiori, vallette e giurie. Per questo abbiamo deciso con 42 Records di ristampare Un meraviglioso declino in una versione doppia e speciale. Negli ultimi mesi siete stati in tanti a chiederci dove reperire il primo EP di Colapesce, oppure l’album digitale Nove Cover, per questo abbiamo pensato di chiudere un percorso iniziato ormai quasi due anni fa, pubblicando tutto il materiale Colapesce a nostra disposizione.
Ci sarà anche la versione di Satellite con Meg, un brano a cui tengo molto anche se non è stato mai ufficialmente pubblicato (Talassa) e ovviamente la nuova canzone. Ve la vorremmo fare ascoltare anche subito, ma abbiamo bisogno di un po’ di tempo per prepararci a questa nuova uscita che arriverà all’inizio del 2013 in concomitanza del tour  con Meg; e prima di una nuova serie di concerti con la band che mi ha accompagnato durante tutto il “Declino”. Sentivamo l’esigenza di mettere un punto su quest’anno straordinario che non ci vedrà salire sul palco di Sanremo ma che si sta chiudendo con dei premi per noi insperati e importantissimi (la Targa Tenco, il Premio Fuori dal Mucchio del MEI/Medimex, il premio della critica di Musica e Dischi). Per noi è già un miracolo che il nostro disco vi sia piaciuto così tanto.
Spero di incontrarvi presto ai miei concerti, magari al bancone per una birra.
Un abbraccio

Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce

3/12/2012

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