a cura di Francesco Pucci
Roma, 29 novembre 2012. L’italia non vuol certo esser famosa per il suo panorama musicale underground, ma che gli piaccia o meno… in queste righe tratterò di questi tesori immersi nella melmosa e piovosa Roma di fine Novembre.
Giungo al Sinister Noise, il mio tempio underground preferito, giusto il tempo di sorseggiare del buon vino e scambiare quattro chiacchiere con della brava gente, dopo di che mi fiondo all’ascolto dei Misty Morning: Onirico e titanico quartetto che propone un mix del doom più classico mescolato “ad hoc” alle sonorità elettroniche sperimentali, per fornire alle nostre orecchie trenta e più minuti di puro gaudio.
Aprono la gig con Jellotron, B side del loro primo vinile, il maxi singolo Saint Shroom, apocalittica e cosmica traccia dove spicca la magnifica interpretazione vocale di Luke con i suoi “UUH” che sono sempre un loro marchio di fabrica ben accetto; anche se la chitarra poteva essere più “grossa” di sound ma, li giustifichiamo pienamente poichè non avevano la loro strumentazione a disposizione.
Proseguono con una “doomificazione” di “Ballo in Fa# minore” del menestrello nostrano Angelo Branduardi, una magnifica reinterpretazione, dove possiamo accomodarci sulle linee corpose di Max uno dei bassisti più particolari e concreti della scena, credetemi: vedendolo suonare dal vivo capirete… poichè le registrazioni gli rendono meno giustizia.
Assaporiamo la terza traccia, una new entry intitolata Mourn o’ Whales, qui le mie orecchie carpiscono la nuova direzione dei Misties che abbandonano i clichè del genere per proiettarsi su nuove sonorità.
Qui non possiamo fare a meno di notare il lavoro svolto da rejetto, Il simpatico tasterista, che si occupa anche dei campionamenti e di effetti addizionali Che ci cullano fino alla fine della quarta traccia: di cui il titolo non si rivelerà poichè finiremo per spoilerarvi il loro prossimo lavoro, ma di sicuro la misteriosa traccia di doom ha quasi niente, spedita e accanita ma non estrema, qui si nota il tocco ben calibrato e serrato di Frankie Insulina che per la prima volta lo sento sopra i 70 bpm (difatti ora lo chiameremo solo Frankie, senza Insulina).
I nostri doomsters stanno per chiudere la loro manifestazione di giustizia musicale ma vengono sollecitati, per la felicità dei presenti, ad un bis: e che bis! Si tratta della loro personalissima (e fidatevi non la riconoscerete se non sapete il testo a memoria) versione di The Wizard dei divini e imponenti Black Sabbath, dimostrano ancora di essere non solo degli ottimi compositori ma anche dei grandissimi interpreti.
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