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apr 08

22-20s – Shake/Shiver/Moan

Shake/Shiver/Moan

Potevano non tornare più e finire nella soffita polverosa di ordinate casette suburbane. Invece vi tocca salire le scale a recuperare un vecchio album del 2004 che credete di avere messo da qualche parte lassù. Da lontano si vedere un pullulare di lampadine che si accendono ed un sacco di gente indaffarate on the toop of the roof a cercare un gruppo che non va nemmeno in ordine alfabetico dalla A alla Z: 22-20’s, debutto omonimo del 2004, 10 tracce al fulmicotone che sdraiano anche i più grossi elefanti del rock.
Poi lo scioglimento, l’oblio e la soffitta. Solo che quando hai potenza da distribuire non puoi stare fermo. Allora recuperi un paio di reduci ed accendi gli amplificatori. Magari in incognito. Perché ormai fai troppo rumore, oppure ti conoscono anche i sassi, e quindi preferisci  evitare la fama gratuita che precede l’arrivo dei tuoi nuovi pezzi: ti fai chiamare Bitter Pills, uno dei pezzi più impressionanti del tuo nuovo repertorio, in cui la pressione del rock dà una spallata forte alla naturale miscela esplosiva della band. Composta da una forte dose di power blues, come si può evincere dalla iniziale Heart On A String e da leggere dosi di psichedelia a tinte forti: Ocean riempie di colori passionali il circondario. Il piacere di risentire Martin Trimble, Glen Bartup, James Irving e Dan Hare ce lo dà non a caso l’americana TBD records, e non è un segreto che i sapori forti dei 22-20’s appassionassero gli States: già per il loro fortunato debutto se li contesero in tanti ma alla fine riuscì a spuntarla la EMI, attraverso la Heavenly Records. All’ultimo battito: la furiosa Latest Heartbreak lascia una cicatrice profonda nel torace, mentre il singolo Shake/Shiver/Moan ti lusinga fin dal giro inziale. E’la sessione ritmica che apre squarci poderosi facendo da cerniera tra blues e rock: la zip sale su fino all’epilogo ascensionistico del pezzo. L’ascensore invece ci porta al 4th floor in cui il rimando al brit rock dei Supergrass o degli Holloways si fa più evidente, ma non sono solo canzonette. You Should Know By Now: 96 to 4 ti prende in braccio e ti coccola amorevolmente, mentre Let It Go accende i motori del romanticismo con una partitura eccellente con voce e chitarra che camminano a braccetto come meglio non si potrebbe. I coretti british di sfondo ci stanno tutti, anche perché questi vengono davvero dall’Inghilterra anche se non si direbbe. Quanto è bello sorprendere la gente. Specie quando vieni da Sleaford. Morning Train dà l’addio a chi ti ha accompagnata fino alla stazione. E qui i paradossi ed i rimandi si avviluppano come un orgia di criceti in calore. Si sente John Lennon, ma l’immagine si è già trasfigurata appare Dylan, ma gli è caduta l’armonica, ecco passare il folk americano con tutta quelle serie di one man band chitarra e barba rossa incolta tipo Iron and Wine che fa tanto vintage.
Si chiude con quattro versioni live dei pezzi più potenti di questo Shake/Shiver/Moan, degno titolo per questo lavoro. Incredibilmente agli shakes iniziali di Heart On A String e Talk to Me, che ti fanno sobbalzare più volte, si passa ai brividi argentini di Ocean per poi finire con gli sbadigli di Mornign Train. Che non sono di noia, ma di relax o di desiderio. Secondo una ricerca effettuata recentemente lo sbadiglio è anche un atto sessuale: ed io i 22-20’s me li farei volentieri. Musicalmente parlando, s’intende.

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