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The Chameleons Vox + Date At Midnight + Winter Severity Index @ Traffic Club

Roma, 7 dicembre 2012. E poi arrivano quei live che desideri vedere da sempre, di quelle band che hanno contrassegnato la tua adolescenza e non solo, che non sai nemmeno se esistono più. Una band che ho amato sin dai primi ascolti e che non ho mai più abbandonato, che risveglia in me sensazioni, il ricordo d’attimi, i pomeriggi trascorsi in camera ad ascoltarli. L’unico timore: “…cazzo! Ma adesso che avranno sessant’anni, verranno a suonare con le stampelle!?”.

Winter Severity Index @ Traffic Club. Photo by Carlo Alberto Riolo

Notte piovosa nella capitale, saranno passate da poco le 22 e la fila al botteghino è copiosa; all’appello vecchi e giovani dark/waver.  Appena entrato, quasi subito ha inizio lo spettacolo; per l’occasione, ad accompagnare i Chameleons, ci stanno due band di casa molto benvolute, ovvero i Winter Severity Index e i Date At Midnight.

Entrambe le band, chiaramente, sono figlie del dark anni 80. I Winter Severity intonano canti lugubri, melodie ipnotiche, tempi marziali e atmosfere tenebrose;

Date At Midnight @ Traffic Club. Photo by Carlo Alberto Riolo

i Date At Midnight invece si contraddistinguono per un sound più stridente: canto malato, chitarra dissonante, basso pulsante. Ballate che a volte privilegiano tetre armonie sincopate e a tratti liberano istinti rock’n’roll e voodoobilly, e riff hard-rock.

Un cambio palco interminabile ci divide dai nostri beniamini e il pubblico fremente reclama Mark Burgess. La sirena dell’intro di Monkey Land e una nube di fumo scenico ci avverte che la band sta per conquistare il palco e non appena dalla coltre la sagoma di Mark a braccia alzate prende forma, le urla degli astanti accolgono il front-man. Line-up leggermente rimaneggiata che vede presenti solo due dei componenti della formazione originale. Dopo i saluti di rito, la band inizia a scandire i suoi pezzi.

The Chameleons @ Traffic Club. Photo by Carlo Alberto Riolo

Il loro sound è un marchio di fabbrica inconfondibile che ha edificato un autentico connubio tra il dark-punk e la psichedelia fatto di arrangiamenti surreali. I Chameleons hanno realizzato una perfetta simbiosi con gli umori della loro generazione realizzando una vera e propria epopea spirituale. L’elemento più originale della loro musica è stato lo stile chitarristico fatto di eterei riverberi e che ha dato l’abbrivio a quel genere musicale noto come dream-pop, ma che, a mio modesto parere, ha dato un contributo non indifferente anche allo shoegaze.

Mark Burgess @ Traffic Club. Photo by Carlo Alberto Riolo

I Chameleons snocciolano uno dopo l’altro i loro classici: Swamp Thing, Monkey Land, Up the Down Escalator, Perfume Garden, Soul in Isolation, Singing Rule Britannia ecc..

The Chameleons @ Traffic Club. Photo by Carlo Alberto Riolo

Mark Burgess sembra quasi non essere stato scalfito dal tempo, tiene il palco senza tentennamenti, da vero trascinatore; si dimena come un ossesso, il suo basso pulsa come un trapano tessendo delle trame vigorose sotto i riverberi celestiali delle chitarre. Il pubblico è estasiato, canta a squarciagola e non disdegna nemmeno qualche accenno di pogo; alcuni si attagliano sotto il palco per sbirciare la scaletta dei pezzi, ai piedi di Mark Burgess. Second Skin, acclamato costantemente dai fan, è il classico dei classici che chiude un’intensissima ora e mezza. I Chameleons escono di scena, ma l’ambiente surriscaldatissimo  che li acclama li fa desistere e così ci concedono tre ghost-bis tra i quali la famigerata Don’t Fall.

The Chameleons @ Traffic Club. Photo by Carlo Alberto Riolo

Emozioni a tutto spiano per questa serata che, come immagino tanti altri, non dimenticherò mai. L’unico rammarico è stato quello di non aver potuto ascoltare pezzi come Nostalgia e View From a Hill. Grazie alla Sputnik per averceli portati.

Photo by Carlo Alberto Riolo

1 commento

  1. Sputnik

    Grazie a te Alberto (e a MusicZoom) e a tutti i partecipanti!

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