Ho conosciuto i Dance With The Bear circa un anno fa, con un concerto dal vivo qua in zona, e mi han subito colpito; il loro piglio dritto e goderecciamente danzettoso ti prende di sorpresa come un pugno sul naso, si rimane affascinati dalla loro fresca energia e dalla disinvoltura che hanno nel creare brani davvero ballabilissimi, contemporanei ma con un una radice rock che tiene in piedi la struttura più elettronica. Nei loro live, gli “orsi” sono sempre stati davvero più che convincenti soprattutto con l’approdo di Giada alla voce, giovane biondina tutto pepe che oltre ad una voce forte e dalle grandi potenzialità, accresce non di poco la presenza scenica del gruppo intero. Ero quindi davvero curioso di sentire il loro primo disco, intitolato non a caso I Love You Bears (e noi questi orsi li amiamo già), per capire se la stessa energia delle performance dal vivo riuscisse ad essere trasmessa su supporto fisico: ne esce un giudizio non obiettivo, troppo influenzato dall’esperienza di ballare e cantare da subito i pezzi di questo quintetto della provincia ferrarese. Ma attenzione: il loro disco d’esordio è comunque un gioiello di rara bellezza e trasmette un altro tipo di energia, quella di una consapevolezza nel comporre brani semplici ma di estremo impatto, pezzi che non hanno nulla da invidiare a tutte quelle band che negli ultimi anni si sono affermate a livello internazionale con quella fusione tra rock ed elettronica che tanto piace sia al pubblico dei concerti che a quello delle discoteche (quei Goose, quei Does It Offend You, Yeah?, quei Digitalism, tanto per citarne alcuni). Ma procediamo come sempre per ordine.
Il messaggio è chiaro fin da subito: We Don’t Believe parte con la cassa dritta di Stefano e i synth acidi di Tommy, strutture semplici e melodie immediate supportano la voce effettata di Giada e le urla isteriche di Guba, che ogni tanto ci appoggia anche una schitarratona rock; tiene in piedi tutto il baraccone il grasso basso di Panca, e ne esce una potenza sonora davvero efficace, ci si perde tra riff, strofe, quasi-ritornelli, cori che ti entrano in testa e continui a cantarli anche quando stai pensando a calciopoli o a cos’hai mangiato a cena l’altra sera. Il vortice degli orsi ti inghiottisce e ti trasporta alla più rilassata Human Mind, un po’ meno sintetica e grezza, in favore di voci pulite, chitarra più melodica e una struttura maggiormente vicina a quella tradizionale; una miscela che abbraccia il pop, e che non mi meraviglierei di ascoltare in qualche network radiofonico nazionale. L’incanto della piacevolezza melodica è subito interrotto con A Reason, legnata nelle gengive, bomba sonora levigata solo dalla calda voce femminile mentre i maschietti creano un composto di ritmiche veloci e melodie taglienti di synth e chitarre. The Future è il brano più indie, dove non compare la voce femminile, ma il cantato alterna momenti quasi tedeschi, a pulite strofe dal sapore anglosassone; è davvero quel pezzo che se non sapessi che è stato confezionato nella paludosa ed umida provincia di Ferrara penseresti tranquillamente che è il nuovo successo di quella remota nuova band di Cambridge i cui componenti vestono tutti pantaloni stretti e camicine di flanella dalla trama strampalata. Arriva poi l’inno vero e proprio, la title track I Love You Bears che con quella sua struttura un po’ atipica ti prepara al canto a squarciagola: l’alternarsi di Giada e Guba alla voce, un po’ come se fosse un botta e risposta, i continui crescendo e pause portano l’esasperazione della danza a quell’epico coro che non puoi non cantare, né durante i loro concerti né mentre ascolti il loro album in macchina mentre sei fermo al semaforo (e non ti è ancora venuto in mente cos’hai mangiato l’altra sera a cena). Ed proprio questa la freschezza e la semplicità efficace di cui accennavo prima, ossia la struttura del pezzo che fila liscia, ritornelli con parole e fraseggi immediati, quella ricerca di suoni che si incastrano perfettamente tra loro, quei synth che se li ascolti da soli ti si accapponerebbe la pelle ma che nel contesto dei brani si inseriscono a meraviglia e ti perforano il cervello. Ed è forse questa la loro intenzione in I Want To Kill You, l’ennesimo esempio di potenza sonora impacchettata e spedita al mittente, pronta ad esplodere in qualsiasi momento per deflagrare l’ascoltatore danzereccio. Like An Animal ha l’animo rock, sfumature funky, crescendo elettronici, ritornelli da festival (e per festival non intendo di certo Sanremo), break disorientanti: un amalgamarsi di elementi prettamente distanti che grazie alla maestria di ogni componente del gruppo riescono a fondersi e creare l’ennesimo brano d’impatto che ci porta alla chiusura con Go Back!, dove si fanno esperimenti vocali, ritmiche liquide e sintetizzatori che rincorrono chitarre. È forse il brano più grezzo dell’album, ma non per questo meno efficace, suona davvero sperimentale e non banale. Chiude il pacchetto il remix funkstep di A Reason ad opera del conosciuto vicino di casa DGTLmonkey, il quale rielabora alla sua maniera divertendosi con microcampionamenti e ritmi spezzati, voci ricche di ritardi che si perdono nel turbinio dei suoni (lo so che è una frase che vuol dire un pò tutto e un po’ niente, ma davvero non riesco ancora a ricordare cos’ho mangiato l’altra sera a cena!).
C’è altro da aggiungere? Non mi pare. L’ascolto di questo disco rimane comunque esperienza diversa dalla performance live del gruppo (ed è per questo che vi esorto a seguirli), ma si respira sicuramente la profonda consapevolezza da parte degli orsi di quel che vogliono: far ballare e divertire in modo semplice e spontaneo, trasmettere quella loro energia che scaturisce in maniera naturale dall’incontro dei loro strumenti, dai loro diversi background che formano nuove idee musicali, idee ben compatte e coerenti, piene di potenziale. La speranza è che sempre più persone possano urlare “I love you bears”…
Anno: 2012
Etichetta: Ocarina Management
Tracklist:
- We Don’t Believe
- Human Mind
- A Reason
- The Future
- I Love You Bears
- I Want To Kill You
- Like An Animal
- Go Back!
- A Reason (Funkstep remix by DGTLmonkey)
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dancewiththebear.it » Music Zoom dancewiththebear.it
8 aprile 2013 a 00:18 (UTC 1)
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