La piacevolezza che riescono a creare gli Amari con questo nuovo lavoro mi ha davvero sbalordito; chi vi scrive non è particolarmente avvezzo a questo indiepop se così possiamo chiamarlo, ma con questo disco il trio friulano incastra il loro stile in un melange di suoni ed atmosfere leggere, ma non per questo scontate o mediocri. È un album che piace sicuro alle ragazzette, ma anche ai romantici, è un album che parla di distanze, di amore, di parole semplici, di voci pulite e di ritmi agrodolci; nove tracce che scivolano bene, che si riascoltano volentieri per afferrare mano a mano i significati appoggiati su musiche contemporanee, che rappresentano la modernità della musica pop italiana nella loro freschezza ed umiltà. Ma ho già detto troppe parole che lasciano il tempo che trovano( non a caso): passiamo ad una descrizione più dettagliata.
Aspettare, Aspetterò è il manifesto di questa leggerezza, su quel ritmo appena accennato e delicato un po’ in levare, un testo che invoca alla calma, al rimandare un po’ le cose da fare, in attesa forse di un amore che si è allontanato e con la speranza che esso ritorni, ma senza fretta. Il ritmo più deciso di Ti Ci Voleva La Guerra ci desta un po’ dal torpore iniziale, e l’attenzione si risveglia: è un brano pop, radiofonico, con quel titolo-ritornello che canti anche dopo ore in macchina mentre torni a casa dal lavoro; anche in questo caso la semplicità del testo e quel ritmetto impreziosito da un synth ripetitivo e caratteristico imprimono al brano un’efficacia notevole e ti fanno muovere un po’ il testone. Africa è più una ballata che evidenzia un po’ le differenze tra il nostro mondo odierno e quello che è lontano da noi, un invito alla riscoperta di quella semplicità cardine del messaggio che gli Amari ci vogliono comunicare; anche in questo caso il ritornello che chiude la canzone ti entra in testa con la sua ripetitività e te lo canticchi allegramente per minuti su minuti senza accorgertene, e quando ti rendi conto del suo significato ti meravigli. I brani degli Amari sono corti, o meglio, lunghi il giusto, perché non è necessario aggravare la leggerezza dei concetti e dei suoni: ed è proprio il concetto di tempo nell’amore il messaggio di Il Tempo Più Importante, una riflessione su quanto la frenesia della vita del giorno d’oggi riesca a rubare preziosi minuti da ciò che muove il genere umano e le sue relazioni. Geniale nella sua freschezza il testo di Il Cuore Oltre La Siepe, appoggiato su ritmiche allegre e melodie efficaci che accompagnano la voce in maniera delicata; l’ennesimo esempio di quanto a volte non sia necessaria una ricerca di suoni complicati o parole ricercate per colpire l’attenzione di chi ascolta. Maggiore decisione la si ritrova in La Ballata Del Bicchiere Mezzo Vuoto, dove il messaggio è più forte e pure la musica si fa leggermente più aspra attraverso l’uso di synth più secchi e tappeti più aspri; solo una chitarra addolcisce un po’ il brano che mantiene comunque un’espressione piuttosto malinconica. A Questo Punto suggerisce nuovamente un pensiero al passato rispetto a questo presente, fatto di rapporti vuoti tra le persone, di frenesia che distrae dalla vera essenza della vita: un brano completo nelle musiche che si appoggiano soavi sulle voci che rimangono sempre in primo piano. La title track dell’album mantiene quel sapore agrodolce di canzone riflessiva, sorretta anche in questo caso da una struttura musicale un po’ in crescendo, matura espressione di saper fare le cose in maniera egregia, di equilibrare gli elementi che costituiscono le canzoni d’amore per far sì che il messaggio risalti a pieno. L’album si chiude in maniera allegra con Rubato, che già dall’inizio fa sorridere con il sapiente uso di immagini che questi parolieri moderni riescono ad evocare con quella ormai definitiva semplicità che colpisce; e anche in questo caso tutto l’apparato musicale aderisce perfettamente al concetto del testo, suscitando sorriso condito dal movimento moderato del corpo, e il ritornello te lo porti dietro per giorni con un messaggio di chiusura che fa sperare in un futuro buono.
Non voglio risultare pesante (e anche scarso nel lessico, visto che ho usato quasi sempre le stesse parole per raccontare i nove brani di questo album), ma se dovessi descrivere questo ultimo lavoro degli Amari lo farei con una parola che immagino ormai anche voi indovinerete: semplicità. È questo quello che colpisce dell’album, sia nelle musiche che nei testi, ed al giorno d’oggi ritengo che sia davvero da premiare il riuscire a trovare la facilità di esprimere concetti in maniera semplice, fresca, a volte allegra a volte un po’ meno, mantenere un equilibrio che non va mai a forzare in una direzione, e non distoglie l’attenzione dai messaggi che si vogliono esprimere. Non ci sono giri di parole, non ci si distrae in concetti complicati, non ci sono suoni che appesantiscono i brani: il tutto è chiaro, pulito e proprio per questo, incredibilmente efficace. Un album che invoca al risveglio, alla purificazione da ciò che è superfluo e che appesantisce la nostra quotidianità, dove ogni canzone è una piccola pillola di riflessione sulla riscoperta di una positività che possiamo recuperare per ritornare ad un futuro migliore. Detta così, sembra una enciclica piuttosto banalotta su quanto si stava meglio quando si stava peggio, ma penso che in realtà il messaggio che gli Amari ci vogliono trasmettere con questo ultimo lavoro è che non serve poi chissà cosa, per riscoprire che la felicità è a portata di mano, solo che non ce ne accorgiamo.
Anno: 2013
Etichetta: Riotmaker
Tracklist:
- Aspettare, aspetterò
- Ti ci voleva la guerra
- Africa
- Il tempo più importante
- Il cuore oltre la siepe
- La ballata del bicchiere mezzo vuoto
- A questo punto
- Kilometri
- Rubato
Commenti Recenti