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feb 02

Missy Higgins – The Ol’Razzle Dazzle

a cura di Marco Valchera

In questi ultimi anni l’Australia ci sta regalando una serie nutrita di artiste molto interessanti: Sarah Blasko, Sia, Julia Stone, Lenka, Missy Higgins. Proprio quest’ultima è una vera popstar: i suoi tre album in studio sono arrivati al numero uno e alcuni dei suoi singoli hanno riscosso larghi consensi, tanto da essere inseriti nelle colonne sonore di note serie tv (Grey’s Anatomy, Brothers & Sisters). Missy Higgins, però, non ha nulla della diva pop: la sua musica e il suo look sono distanti anni luce da tutto ciò che vende e scala le classifiche. Il suo debutto, The Sound Of White (2004), che si è aggiudicato cinque ARIA Awards, tra cui quello per Best Pop Release, si appoggiava, per lo più, sul pianoforte, con reminescenze di Sarah Mclachlan e Suzanne Vega, e mostrava, qua e là, troppo mestiere. Lo splendido On A Clear Night (2007), grazie anche alla complicità di Neil Finn, frontman dei Crowded House, la spingeva sulla scena internazionale come il perfetto alter-ego al femminile di Paolo Nutini: le canzoni, una più bella dell’altra (su tutte Where I Stood e The Wrong Girl), erano malinconiche e toccanti, la presenza del pianoforte limitatissima e protagoniste erano le chitarre, acustiche ed elettriche. A cinque anni di distanza viene pubblicato The Ol’ Razzle Dazzle, alla cui produzione si siedono Brad Jones e la cantautrice Butterfly Boucher, e, di nuovo, Missy cambia pelle: il risultato è un’opera molto variegata, più pop e vicina ai gusti del pubblico, che alterna tracce convincenti a momenti meno ispirati, in un collage di colori, ben rappresentati dall’artwork della copertina.
L’iniziale Set Me On Fire, dedicata all’amore per la musica e alle difficoltà di esprimersi, è il perfetto trait d’union con le sue produzioni precedenti: una semplice melodia pop, che si apre in un ritornello arioso; Hello, Hello, accattivante motivetto, dai toni jazzati e gospel passa ad un chorus tutto batterie e pianoforte. Ottima la scelta dei due singoli finora estratti: in Unashamed Desire si sentono la mano della Boucher e una lontana influenza di Tori Amos e Fiona Apple nel concitato uso del pianoforte ed è una prova inusuale e ben riuscita; Everyone’s Waiting, grande successo in madrepatria, è, al contrario, una tipica canzone alla Missy Higgins, languida e acustica, mi ricorda Jason Mraz e Sara Bareilles. All In My Head è l’acme: pianoforte, archi e la sua voce delusa e risentita nel raccontare una storia d’amore finita male; Temporary Love, invece, è un irritante e malriuscito brano senza capo né coda. Oltrepassati il blues pop di Watering Hole e l’allegro pop di Tricks, abbiamo il country alla Taylor Swift di If I’m Honest e la delicatezza di Cooling Of The Embers, sulla scia dei suoi esordi. Il finale schiera Hidden Ones, sognante e un po’ barbosa, e Sweet Arms Of A Tune, esempio perfetto di ciò che l’australiana potrebbe regalarci, se fosse liberata da fronzoli (cosa che, di fatto, avveniva in On A Clear Night).
Troppa carne al fuoco: questo è il difetto principale di The Ol’ Razzle Dazzle, in alcuni momenti iperprodotto e poco credibile; Missy Higgins riesce, comunque, a muoversi con agilità e bravura tra i tanti (troppi) generi musicali presenti, riconfermandosi come un’autrice da seguire con attenzione. Ciò che manca a questo album è una melodia che la consacri nell’Olimpo delle songwriter indie-pop di nuova generazione.

Label: Vagrant Records
Anno: 2012
Tracklist

01 – Set Me On Fire
02 – Hello, Hello
03 – Unashamed Desire
04 – Everyone’s Waiting
05 – All In My Head
06 – Temporary Love
07 – Watering Hole
08 – Tricks
09 – If I’m Honest
10 – Cooling Of The Embers
11 – Hidden Ones
12 – Sweet Arms Of A Tune

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