Giuda ballerino (cit.) che mazzata!
Ecco, il primo pensiero fagocitato dopo l’ascolto dell’ultima fatica discografica degli statunitensi Hatebreed, quintetto metalcore che di recente si è visto girare tra i palchi di mezzo mondo in compagnia dei mastodontici Machine Head.
The Divinity Of Purpose, settimo lavoro registrato da Jasta & soci, è una sana botta di thrash metal ed hardcore vecchio stile, tra doppie casse martellanti e linee vocali prossime alla raucedine, riff spacca – ossa e sfuriate tipicamente punk.
Nonostante la sua natura prettamente “live” – le canzoni, estrapolate dal contesto concertistico, ho paura, possano morire nello stereo – e qualche piccolo problema di produzione (colpa del budget?), gli Hatebreed, con questo Divinity Of Purpose, compiono un nuovo passo in avanti nella loro mirabile carriera (sicuramente due rispetto al precedente Hatebreed), dando l’impressione di voler di nuovo “fare sul serio”, lontani dalla commercialità e dalle luci del compromesso.
Una canzone su tutte: Destroy everything.
Tracklist
01. Put It To The Torch
02. Honor Never Dies
03. Own Your World
04. The Language
05. Before The Fight
06. Indivisible
07. Dead Man Breathing
08. The Divinity of Purpose
09. Nothing Scars Me
10. Bitter Truth
11. Boundless (Time To Murder It)
Anno: 2013
Genere: Metalcore
Etichetta: Nuclear Blast
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