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apr 08

Primavera Sound 2010

Sara, svegliati è Primavera. Sara, sono le 4:30 e gli Orbital stanno aprendo la tua mente e lo spazio intorno a te per farci passare dentro la soffice morbidezza cosmica di Halcyon and on and on and on. Sara, prendi il volo della Ryanair dal giovedì pomeriggio, posa i bagagli in albergo (rigorosamente ad ore) verso le 21.00 e fiondati immediatamente al Parc del Forum dove arriverai alle 23.00 e, contemporaneamente iniziano i Tortoise  ed i Broken Social Scene. Ancora non sai nulla della logistica dell’area, non sai che ci sono 6-7 palchi disseminati in un’area di circa un km quadrato o poco più, ma riconosci a fiuto le note di 7/4 Shoreline. E non è il palco più vicino, ma quello laggiù, dove si assemblano persone come se fossero i pezzettini della Lego. Ti trovi davanti ad una platea immensa con Brendan Canning  e Kevin Drew che suonano con il mare alle loro spalle e fa niente se cade qualche goccia di pioggia, resterai lì anche se si scatena Katrina o qualche altro ciclone oceanico. Ecco passare Owen Pallet ed il suo violino per una improvvisata veloce con la band candaese. Ma il tempo è finito, anzi, è appena iniziato, e, Sara, ti devi spostare immediatamente al palco San Miguel dove i Pavement di Stephen Malkmus incanteranno circa 30.000 persone accorse da tutto il mondo per vederli. E mai spettacolo fu più bello di tutti quelli che hai visto in vita tua, mai band fu più osannata, con Kevin Drew stesso che partecipa alla festa insieme ai suoi miti di gioventù, ed una lunga lista di nomi che passano a celebrare uno dei più grandi gruppi di sempre. Dopo il dolce viene l’amaro, e le tue gambe si spostano verso le 3.00 di fronte al palco Ray-Ban, dove i Fuck Buttons decidono di interrompere l’incantesimo della sintonia festivaliera e di devastare l’aria intorno a te con i loro droni impazziti che aumentano  costantemente di volume fino a scoppiarti dentro come piccole bombe nucleari. Non ce la fai, Sara, la stanchezza è tanta e decidi di mollare dopo tre pezzi: Andrew Hung e Benjamin John Power sono troppo più forti di te stasera.
Ma ti rifarai il giorno dopo, quando alle 18:15 ti trovi sul parco di fronte al San Miguel ed il sole illumina i New Pornographers che incarnano lo spirito woodstockiano, anche se tu non lo hai mai vissuto, ne hai sentito solo parlare, magari in tivù. Finalmente ti rendi conto che non hai girato per niente e troverai il palco industriale del Pitchfork su cui sbucano i psicadelici Ganglians, il palco marittimo del Vice su cui i Wire imperterriti continuano a darkeggiare fino alla fine, i Japandroids di cui ti innamorerai subito. E’arrivata mezzanotte e tu, piccola Cenerentola sai che devi andare immediatamente all’ATP dove gli Shellac di Steve Albini ti aspettano per banchettare con gli avanzi noise di ciò che una volta veniva chiamato rock. Ti resta anche del tempo per farti una lunga corsa fino alla corte di Frank Black e dei Pixies, anche se non sei mai stata una loro fan, però, non è che te li vorresti perdere, così come non hai perso occasione in questa pazza sera di informarti sui Cocorosie, su Marc Almond, sui Les Savy Fav e sui Bech House.
Sara, è il tuo ultimo giorno ed alle 19.00 sul Pitchfork sale Bradford Cox da solo per suonare il suo Atlas Sound. Poi magari fai un salto a vedere Florence and the machine, vedi un sacco di inglesi in giro e sai anche il perché. Alle 23.00 i mitici Charlatans porteranno Some Friendly in dote a tutti i fanatici del brit, pop o rock che sia. Tu però sai che allo stesso momento ci stanno i No Age e tutti i rumori che partoriranno immediati nelle tue orecchie ti resteranno in testa per un bel po’ di tempo. Avrai anche il tempo di fermarti a fare un boccone delle Dum Dum Girls, e poi perché non salutare i Pet Shop Boys di Neil Tennant con il suo mondo colorato fino all’inverosimile. Sara, sei ritornata agli Orbital ed ai loro occhi da alieni che ti scrutano mentre balli su Halcyon senza fermarti un attimo, in preda ad un’estasi che sai non si ripeterà più, come in un sogno che desideravi da tanto, troppo tempo. Sara. Svegliati. E’Primavera.

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