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feb 16

Lisa Germano – No Elephants

a cura di Marco Valchera

La lunga carriera di Lisa Germano è iniziata nei primi anni Novanta con una serie di album, tra cui Geek The Girl (1994), che l’avevano inserita nel filone delle riot girls, che all’epoca si rifacevano alle più note Courtney Love, Alanis Morissette e Sheryl Crow. In seguito, abbandonata dalla casa discografica, decise di legare il proprio nome alla piccola etichetta Young God Records, fondata da Michael Gira, e sotto la quale ha pubblicato due splendide opere quali Lullaby For Liquid Pig (2003) e, soprattutto, In The Maybe World (2006). L’evoluzione della sua musica è stata molto forte: dai primi lavori rock a perle oniriche e languide, dai toni fiabeschi e domestici, come se fossero trasposte musicalmente le atmosfere esopiche o dei fratelli Grimm, inquinate da tinte burtoniane. No Elephants esce a tre anni di distanza dal poco convincente Magic Neighbor e ne segue la scia: migliore del predecessore, questo lavoro, che, nelle parole dell’artista, nasce dal suo rapporto problematico con l’ambiente e con il pianeta, suo, come di tutto il genere umano, si incaglia in una serie di brani spesso troppo simili fra loro e ad altri presenti nelle sue prove precedenti. Prodotto dalla Germano in collaborazione con Jamie Candiloro e interamente suonato dalla pianista e violinista (in passato al fianco di mostri sacri quali Eels, David Bowie, John Mellencamp, per citarne alcuni), emergono, più volte, all’interno delle melodie, versi di animali, ronzii di api, e fastidiose vibrazioni telefoniche.
Ruminants inizia con il suono dei gabbiani per diventare una ninna nanna al pianoforte, non originalissima (fa il verso a In The Land Of Fairies, brano del 2006) e incredibilmente cupa e oscura, tratti costanti dell’artista dell’Indiana. Si sussegue nella scaletta una serie di brani, in alcuni casi interessanti, ma difficilmente distinguibili dall’apertura e dalla successiva title-track, sporcata, per non dire rovinata,  dalla vibrazione di un telefono. I momenti strumentali sono prescindibili, se non completamente evitabili: Back To Earth e Dance Of The Bees (con apertura e chiusura scandite da un sitar) vedono la presenza massiccia di cellulari che vibrano, forse per indicare il conflitto fra la natura e la tecnologia, ma il risultato finale è poco gradevole. Non mancano, però, tracce degne di essere ricordate: la sognante e malinconica Haunted, la già citata Ruminants, A Feast, stralunata e disturbata canzone in stile natalizio, … And So On, la migliore, una melodia eterea tra il dolore che scaturisce da tormenti emotivi e un tentativo di riconquistare la speranza. Queste si contrappongono a tracce, invece, da dimenticare: Up In The Air, rumorosa, Diamonds, sulla bellezza di un atto creativo, che si apre con archi per poi divenire una copia carbone di altre che la precedono e la seguono, la conclusiva Strange Bird, inconcludente. Un discorso a parte va fatto per Last Straws For Sale, sorretta da un pianoforte distorto, è una critica al nostro folle consumismo fino alla domanda finale: che cosa accadrà quando non ci sarà più nulla da comprare?
No Elephants può rappresentare tranquillamente il primo approccio alla musica della Germano per chi non conosceva l’artista: vi sono contenuti molti tratti tipici del suo unico modo di comporre brani dolorosi e oscuri. Ma, per chi la volesse apprezzare all’apice della sua bravura, è meglio rivolgersi a veri capolavori come Golden City, In The Land Of Fairies o Pearls.

Label: Badman Records
Anno: 2013

Tracklist

01 – Ruminants
02 – No Elephants
03 – Apathy And The Devil
04 – Back To Earth
05 – Haunted
06 – A Feast
07 – Up In The Air
08 – Dance Of The Bees
09 – Diamonds
10 – … And So On
11 – Last Straws For Sale
12 – Strange Bird

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