Rende, 15 febbraio 2013. Always Never Again, nel solco della tradizione, ci propone in quel del B-Side i Mamavegas. Si arriva all’ingresso intorno alla mezzanotte, una tenda di flanella a quadrettoni solca l’uscio della sala concerti; un drappo che testimonia quale sia lo spirito della serata e che rappresenta una barriera ideale oltrepassata la quale ci si dirige verso altri luoghi. Giusto il tempo di una birra e il sestetto romano conquista il palco. Quella dei Mamavegas è una formazione poliedrica, una vera e propria orchestra che confonde una melassa di strumenti e di suoni. La band romana ha all’attivo già tre album, di cui l’ultimo, Hymn for the Bad Things, è stato rilasciato di recente. Essa propone un bizzarro programma di folk elettronico teneramente dissonante accompagnato da vocalizzi bucolici e che annega in armonie nostalgiche. Ritmi stravagantemente deformati e dinamiche imprevedibili si infrangono su strutture melodiche apparentemente semplici che trasformano le canzoni in esperienze disorientanti. I membri della band si alternano ai vari strumenti in un solenne rito che testimonia il loro affiatamento e che da forma a magniloquenti ballate pop. Una luce rosso porpora annega il palco in un’atmosfera al tempo stesso onirica e maestosa nel mentre il pubblico si lascia cullare dalle nenie dei nostri. Sanremo nel frattempo adombra la tv nazionale, orecchie addormentate cadono in una catalessi senza ritorno, la musica viene violentata per l’ennesima volta e noi, partigiani del rock, armati della nostra passione urliamo il grido del kamikaze rock’n’roll suicide.
feb 17
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