Ormai Ben Sidran appartiene alla leggenda della musica americana dopo avere lavorato con tanti dei grandi nomi del jazz e del rock. In qualità di cantante, pianista, tastierista ha inciso ben 25 titoli, ma la sua vulcanica attività non si ferma qui: è anche un critico musicale e produttore, insomma una figura che che come pochi conosce l´ambiente musicale in USA. Il nuovo disco è un omaggio alla figura dell´hipster, quel personaggio urbano che si professa alternativo e fa di tutto per sembrarlo anche se non sa bene a cosa si riferisca. La musica di Ben Sidran con i suoi testi ironici e divertenti, la sua musica scanzonata, un pò jazz, blues, rock, country, insomma tutto quello che la cultura americana ha prodotto nella musica è divertente ed allo stesso profonda, la si ascolta, ma si può pure riflettere su dei testi con un loro significato che spunta al secondo ascolto. Ovviamente la canzone che dà il titolo all´album è uno dei punti di riferimento dell´album, oppure It Don´t Get Better Than This, con un suo swing che sembra da un club fumoso nelle notti della Big Apple. Bello qui l´assolo di chitarra di Will Bernard, ottimo protagonista. Un altro punto dell´album è l´aspetto compatto, il modo in cui i brani sono presentati in scaletta. Ad esempio dopo It Don´t Get Better Than This segue Dying Anyway con l´autore al pianoforte, a continuare l´atmosfera da tarda notte. Private Guy ci sveglia un attimo, pure con il testo, piuttosto ironico, dedicato ad un tizio davvero speciale. Il leader oltre che a fare da cantante, suona il pianoforte, il Wurlitzer, l´Hammond, e si fa accompagnare oltre che da Will Bernard alla chitarra, dal figlio Leo Sidran alla batteria, Moses Patrou alle percussioni e Tim Luntzel al basso. Insieme ai brani cantati c´è uno stupendo duo strumentale, Reflections in cui è al pianoforte ed insieme al sassofono tenore di Mark Shim ci porta in un´atmosfera tranquilla, notturna e fumosa. E mentre si pensa che l´album prosegua per questa via, gli accordi al pianoforte di Take a Little Hit ci svegliano con uno swing contagiante, la batteria suonata con le spazzole, l´assolo di contrabbasso, insomma un jazz vero per raccontare una sua storia. Come tutti i maestri Ben Sidran non sbaglia un brano e ci consegna un album che si ascolta tutto di un fiato.
Label: Autoprodotto
Year: 2013
Tracklist
01. Back Nine
02. Brand New Music
03. Don’t Cry for No Hipster
04. At Least We Got to the Race
05. Can We Talk
06. In the Beginning
07. It Don’t Get No Better
08. Dying Anyway
09. Private Guy
10. Reflections
11. Take a Little Hit
12. Sixteen Tons
13. Rich Interior Life
14. Hooglin’
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