a cura di Christian Panzano
Brutti quanto basta, divertenti, sgangherati al punto giusto, pieni di gioiosa scrittura, folk rigoglioso anche quando s’incupisce, svisate da loop station in effettistica da boomerang, hard rock da pavimenti pieni di sigarette calpestate. I Granturismo escono per Pitbellula con il loro quarto lavoro in studio dal nome che è tutta una curiosità, Caulonia limbo ya ya. Non mi dilungherò sui motivi di questo titolo, andatevi a leggere la simpatica storia su internet. Le monocromatiche e sabbiose calibrature rock sono alla base delle prime due tracce, Me ne vado al mare e Vieni a dormire con me. La genuinità dei loro testi non è da confondere con banalità o giovanilismo da ruba cuori. Questi ragazzi sanno suonare oltre che scrivere testi di pop armonico. C’è tutto un elenco di iconografie e tipicità dei luoghi vissuti da romagnoli che affiorano un po’ qua e un po’ là, però a porte chiuse l’album non sospende il giudizio, non disarma la penna di chi scrive, anzi. Di quella serie di figure tipiche da commedia all’italiana, una grossa quota rimane sotto esposta, come atmosfera di contorno semi sfocata. In sovraimpressione emerge un senso di penombra domenicale, un odore di salsedine e solitudine piovasca e ombrelloni lasciati aperti sulla spiaggia ad inzupparsi. Queste immagini impresse nel cervello sostengono il marchio d’alta qualità e quando il trio magari non convince al 100%, proprio perchè ci si aspetterebbe un qualcosa di diverso (Domenica e Meraviglioso errore) basta aspettare due minuti due per far esordire un blues fatto di schegge e pietre cotte dal sole a un bivio fra surfing a go go fatto di riverberi e spie rosse dell’ampli a palla (Canzone di parole). E non è finita! Per chi non è ancora convinto della levatura c’è la medicina dell’inno nazionale, di Caulonia ovviamente, e di chi sennò, (Inno della repubblica di Caulonia) un appollaiato giro tex mex cancuniano, Calexico e caraibi in scioltezza rapida e Può darsi sia l’autunno un reggae pieno di rose e ossa rotte (colpa dell’imbrunire autunnale che fa questi brutti effetti) dalla batteria che sul finale pare incazzosa. Forse i ragazzi si stanno accorgendo di aver anticipato un po’ troppo la bella stagione e quindi scendono giù per la spiaggia a raccogliere tavolini e seggiole immerse nelle pozzanghere d’acqua salata, sulla riviera ancora troppo poco rock e fuori stagione. Si, il vento cambia e lo svarione è stato veramente forte, i ragazzi ci sono rimasti male. Nasce Distanze, sempre nella migliore delle tradizioni acustiche, da James Taylor all’ultimo Phosphorescent ambientato a Rimini, tra la foto di Fellini appesa dietro al bancone di un bar a bere Martini dry e la mappa autostradale in mezzo ad un temporale in piena regola. Dream pop post nubifragio e mare in risacca in Dubbi dubbi. Si sorvola quel folk che da Simon & Garfunkel arriva fino alla Norvegia dei Kings of convenience, con tocchi di easy funk mentre l’intima digressione testuale con piglio tropicalia segue la pista di basso a volume alto tracciata dal combo. Senza ombra di dubbio è il pezzo più bello dell’album. Non essere visti è una outsider in apparenza sonnecchiante, in realtà siamo sul finale dove si cerca di tirare le fila del discorso e lo si fa con tanta ironia, calpestando chitarre prima solamente pizzicate. Droni stiracchiati in parallelo con voce creola e si torna a Domenica, dove una città di provincia si svuota senza che ciò stupisca nessuno e niente fa scalpore eccetto l’afa. Già, fa tremendamente caldo per via dello scirocco e dell’Adriatico malessere, ma l’epica ultima è un adagio dell’inno di Caulonia, via andare con sospesi e silenzi che lasciano un amaro in bocca, ma è quello dell’aperitivo preso prima al bar mente si parlava dei tempi andati e di Pantani che è stato sicuramente più forte di Gimondi e Merckx o robe simili. Gradevolissima prova per i romagnoli che, dopo un EP omonimo nel 2007, un primo vero album nel 2010 (Il tempo di una danza) poi nuovamente con un EP (Cacciavite nel cuore) uscito l’anno scorso, si ripresentano con questo Caulonia limbo ya ya che non può che far sperare per il futuro. La ricetta prevede un noir malinconico con frustate rock deviato da battiti sudisti e folk della miglior specie. A voi la scelta e a voi il divertimento.
Anno: 2013
Label: Pitbellula
Tracklist
1-Me ne vado al mare
2-Vieni a dormire con me
3-Meraviglioso errore
4-Domenica
5-Canzone di parole
6-Inno della repubblica di Caulonia (mosso)
7-Può darsi sia l’autunno
8-Distanze
9-Dubbi dubbi
10-Non essere visti
11-Inno della repubblica di Caulonia (adagio)
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