a cura di Christian Panzano
Gli Zocaffè sono originali perchè nella pasta di cemento lavorato ci mettono di tutto, dallo stracotto agli evergreen, dal cabaret al blues con ascendenze slide folk, dal pop al soul pieno di lick e downbeat precisi e divertenti. Sembra scontato dire che non esiste l’originalità se non nell’armonia o disarmonia di più generi già percorsi in passato e in questo il quartetto si dimostra abile allievo della scuola Gaber, con una morale che vira più verso un Berlinguer ti voglio bene (quindi culatello e vino da tavola) che al teatro canzone. Si certo, potrebbero risultare un po’ stancanti, ma lo sono tutti i gruppi che avendo un’attitudine a mischiare, alla fine si rivelano semplicemente ripetitivi, tutto qui. Poi si capisce, possono apparire un po’ infantili e non si andrebbe tanto lontani dalla realtà, ma anche Rino Gaetano lo era e di cose molto giuste ne ha dette, pur rimanendo un bimbo cresciuto per tutta la vita. Come il cantautore calabrese, anche questi lucchesi Zocaffè riescono indubbiamente a sfogarsi delle loro prurigini (Donatella, Paoletta) proprio come avrebbe fatto Gaetano nel 1978 sfornando le nove tracce di Nuntereggae più. I testi sono uno più ironico dell’altro (Pieralberto, Noi non siamo figli) sciorinati col piglio demenzial-exploitation-punk-blues stile Skiantos- Squallor e American, a dimesso su qualche finale che non rinuncia a registrazioni da campo (Il matrimonio). In futuro potrebbero stancare come un bluesman che da vent’anni pigia i medesimi legati o un hipster che ridacchia gli stessi accordi del barbiere? Bella domanda. Per ora ad ascoltarli si direbbe che il divertimento è assicurato. C’è da vedere per il futuro, attenti ragazzi.
Anno: 2013
Label: Phonarchia dischi
Ttracklist
1-Noi non siamo figli
2-Antonello
3-Donatella
4-Paoletta
5-I boschi di Fiano
6-Gianni
7-Pieralberto
8-Tatiana
9-Il funerale
10-Il matrimonio
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