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mar 30

L’Atlantide di Brandt, Brauer and Frick

Brandt, Brauer, Frick

Sono da poco usciti con il loro ultimo lavoro chiamato Miami, e ho avuto il piacere di poter far loro un po’ di domande riguardo questo nuovo album e alcune in generale sul loro progetto; ecco a voi la mia intervista a Brandt, Brauer e Frick. Ringrazio ovviamente loro, e Pamela per aver reso possibile l’intervista.

 

 

 
DA: il vostro album mi ha davvero impressionato, perché quando uno pensa a Miami, ha dei pensieri esivi, di abbronzature, spiagge e cose del genere; ma quando si ascolta il vostro album, le atmosfere sono molto scure, tenebrose… come mai questo contrasto tra il titolo e il contenuto musicale dell’album?

BBF: Hai ragione, non si tratta di dipingere le tipiche associazioni di Miami. In realtà si tratta di una città che conosciamo appena, ci siamo stati solo di passaggio per 24 ore. L’abbiamo usata come metafora, come una proiezione di un luogo altamente civilizzato in cui tutto lampeggia e luccica, ma dove la gente ignora che tutto sta andando a fondo. Un luogo in cui forse sta per arrivare anche un’apocalisse… E’ sicuramente qualcosa che ha meno a che fare con la città di Miami, e più riguardo al nostro stato d’animo, viaggiando per tutto il tempo, la schizofrenia di viaggiare, i non-luoghi, ma anche le feste… Si potrebbe pensare anche ad un riferimento ad Atlantide.
DA: come avete selezionato i featuring per Miami? E con quali artisti vi piacerebbe collaborare in futuro?

BBF: Avevamo una lista di persone con le quali volevamo lavorare. Semplicemente artisti che ammiriamo e abbiamo pensato a come avere un approccio e che cosa fare con loro. Inoltre abbiamo voluto che fossero molto diversi gli uni dagli altri, quindi abbiamo potuto provare diversi modi di utilizzare le voci: a volte, più simili ad un paesaggio sonoro, a volte più vicine alla struttura della vera canzone…
DA: com’è il vostro approccio nella composizione musicale? C’è qualcuno del trio che ha più idee, o tutti siete coinvolti in egual misura sin dall’inizio della composizione?

BBF: Siamo sempre tutti e tre in studio e la composizione avviene insieme. Eseguiamo delle jam session registrando un po’ tutto ciò che suoniamo. Si tratta di un costante alternarsi tra improvvisazione e composizione. Una volta che abbiamo trovato qualcosa che ci sembra essere il nucleo di una canzone, riflettiamo con più concentrazione a come il pezzo potrebbe svilupparsi. Così una jam session può anche significare partire da un’idea e suonare e costruire attorno ad essa. Spesso lasciamo anche un pezzo fermo per alcune settimane per ottenere un’impressione più fresca e un nuovo giudizio dopo un po’ di tempo.
DA: siete tra i pochi che riescono a mixare elementi classici con inserti elettronici in una maniera eccelsa: pensate che questo possa essere d’aiuto per far conoscere la musica classica alle giovani generazioni?

BBF: Hm, certamente speriamo che la gente scopra sempre musica differente e diversa, anche la musica da secoli fa. “La musica classica” può oggi significare tante cose diverse, e a noi di certo non piace soltanto quella. Anche la nostra musica non ha tanto a che fare con Beethoven ad esempio… Noi non pensiamo di poter essere di gran aiuto nel far conoscere alle giovani generazioni la musica classica. Ma forse possiamo svegliare un certo interesse per gli strumenti classici, o in generale strumenti acustici, e le infinite possibilità che portano e veicolano.

 

DA: ultima domanda: cosa vi piace e cosa non vi piace del panorama musicale attuale?

BBF: Ci piace il fatto che l’ispirazione è diventata così globale tramite Internet, in modo che anche noi possiamo essere ispirati dalla musica provieniente da tutto il mondo in modo molto diverso.
Non ci piace il fatto che è così difficile per guadagnare nel settore della musica al giorno d’oggi. Come è diventato così semplice ed economico fare musica, utilizzando solo un computer portatile, non ci piace il sovraccarico della musica sterile e stereotipata ovunque. Ci fa comunque piacere che alcune persone di grande talento abbiano un accesso a basso costo per la produzione di musica. Quindi è una sorta di maledizione e una benedizione allo stesso tempo.

 

 

English Version

DA: Your new album really impressed me, because when I think about Miami, I’ve thoughts of summertime, sunbathing, beaches and something like this; but when you listen to your album, the atmosphere is so dark, so gloomy, kinda eerie… so, what about this contrast between the title of the album and the music?

BBF: You’re right, it’s not about painting typical Miami associations. Actually we barely know Miami, have only been there for 24 hours. We use it as a projection of a highly civilized place in which everything blinks and glitters, but where the people ignore that everything is going down. That maybe even apocalypse is about to come… It’s definitely less about the real Miami, and more about our own state of mind, travelling the whole time, living more than we can cope with, the schizophrenia of travelling, the non‐places, but also the parties… One could think of Atlantis too.
DA: How did you choose the featurings for Miami? And which artists you would like to host in the future?

BBF: We had a list of people we wanted to work with. Simply artists that we admire and thought we might have an approach what to do with them. Also we wanted them to be quite different from each other, so we could try many different ways of using vocals. Sometimes more like a soundscape, sometimes a real song…

 

DA: How is your approach in composing music? Is someone of the trio that has more ideas, or everyone is involved in the composition of the songs from the beginning in the same way?

BBF: We’re always all three in the studio and it all happens together. We jam a lot and record pretty much everything we play. It’s a constant switch between improvisation and composition. But once we found something that seems worth to be the core of a song, we think more focused how the piece could develop. So jamming can also mean: having an idea already and playing around with it. We also often leave a piece for some weeks to get a fresh impression and judgement again.
DA: You’re among the few can mix classical elements with electronic inserts in such a great way; do you think that it will be helpful to let know classical music to the younger generation?

BBF: Hm, we surely wish to the people that they get to know much different music, also music from centuries ago. “Classical music” can nowadays mean so many different things, and we certainly don’t like just any classical music. Also our music has not so much to do with let’s say…Beethoven… We don’t think we can help much in letting younger generations know classical music. But maybe we can awake some interest for classical instruments, or in general acoustic instruments, and the infinite possibilities they bring.
DA: The last question: what do you like and what do you hate in the today music panorama?

BBF:We like the fact that inspiration has become so global through the internet, so we can be inspired by so much different music from all around the globe.
We don’t like the fact that it’s so hard to earn money in nowadays music industry. And…as it has become so cheap to make music, using only a laptop, we don’t like the overload of sterile and stereotype music that swaps all over the place. Still we are happy that some very talented people have a cheap access to the production of music. So it’s a curse and a blessing at the same time.

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