a cura di Christian Panzano
Siamo sulle righe di un cantautorato, quello di Andrea Romano, che prova a graffiare i muri della propria storia personale, tirandosi dietro qualche pezzo di tufo e calcinacci, proprio come farebbe Cesare Basile. C’è da soffermarsi in special modo su Vai via, traccia dal ritmo affascinante, dove Romano si pone delle domande cruciali “capire che il giorno nasce senza te, nessuno riposa, nessuno aiuta la pioggia a scendere” Questa speranza chiaroscurale prova a risalire le scale della memoria per guardarsi di fianco e scoprirsi in buona compagnia. Un amico lo abbiamo già citato, il Cesare Basile che tutti conosciamo, più un padre putativo di questa nuova pattuglia di cantastorie siciliani. Poi c’è un amico di scorribande certificato (Albanopower) come Lorenzo Urciullo in arte Colapesce e tanti altri come Toti Valente, Peppe Sindona, Francesco Cantone (i Matildamay). In mezzo alla comitiva un fratello maggiore come Mauro Ermanno Giovanardi (La crus) si erge nella sua compiutezza e resistenza, proprio per dare sicumera al progetto. Bello, non c’è che dire. Belli i contorni pieni di guarnizioni (Il giudizio universale), belli i brani che navigano in acque sicure su un galeone conosciuto e ben assortito di scialuppe di salvataggio (Per chi ne avrà). All’introspezione di un Colapesce (la bellissima Il rumore che la luna fa) c’è da aggiungere la goliardia pensosa di un Dimartino assente (Nei ricordi di mio padre) e la prosa sociale di un Toti Poeta assente anche lui (Tra i lacrimogeni), oltre che la rabbia deandreaiana pescata dal noir di Basile stesso (Far away). Da questi spunti emerge una cifra personale forte, un’intima confessione provienente da lontano (Cos’ha che il mio mondo non ha) che fa sobbalzare dalla sedia. Il fratello è la sintesi del piccolo sommovimento cantautorale siciliano che negli ultimi anni contraddistingue l’isola. Le linee guida sono un ribellismo senza idoli che sta diventando maturo, un anticonformismo che si sfoga nella denuncia generazionale, nell’impegno o disimpegno a seconda del livello di anarchia sentimentale. Nel groviglio della ribellione che spesso non identifica pienamente l’avversario, il dinamismo cosciente di un Cesare Basile ad esempio detta legge. Andrea Romano tende invece a smarcarsi da certi dettami mirando sempre più all’intimismo (E’ vero che per te), alla recrudescenza sintomatica per le mancanze, a un gioco più antropologico che politico. Il suo è un curvarsi su se stessi che spesso è l’unico modo per tracciare una strada, per trovare un senso al futuro, formando, tra le linee parallele dei ricordi, intratagli generosi di puro sentimento. Prestate attenzione a questo disco e scoprirete cosa vuol dire modulare il silenzio.
Anno: 2013
Label: I dischi del minollo/audioglobe
Tracklist
1-Il rumore che la luna fa
2-Vai via
3-Cos’ha che il mio mondo non ha
4-Il giudizio universale
5-Per chi ne avrà
6-E’ vero che per te
7-Tra i lacrimogeni
8-Nei ricordi di mio padre
9-Far away
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