a cura di Marco Valchera
Dopo che le sue canzoni hanno attraversato diverse serie tv come Grey’s Anatomy o Weeds e, in seguito alla partecipazione alla terza stagione di Så mycket bättre, programma in cui alcuni cantanti interpretano brani famosi del passato, l’artista svedese Linda Carlsson, meglio conosciuta come Miss Li, pubblica il suo settimo album di studio Wolves. Il primo termine di paragone è con la conterranea Lykke Li (anche per l’immagine di copertina tutta giocata sul grigio): alcuni richiami vocali sono evidenti, uniti alla passione per la musica anni Sessanta riletta in chiave moderna, ma non troppo. Le nove tracce che compongono Wolves sono brevi motivetti in cui si percepisce una certa malinconia, soprattutto a livello di liriche, che si sposa, al contrario, con la vivacità degli arrangiamenti. Un altro nome che salta in mente è Nina Persson dei The Cardigans, band maestra nel rappresentare, tra le sue note, le atmosfere svedesi, soffuse e glaciali. La musica di Linda, però, è tutt’altro che fredda e distaccata: è come una tavolozza dai mille colori, in cui si lambiscono l’indie pop, il pop, qualche spruzzata di soul alla Duffy o alla Paloma Faith degli esordi. Si tratta di un’opera, dalla esigua lunghezza, ma che conferma lo stato di grazia dell’attuale panorama nordeuropeo e una riconferma del talento di Miss Li, già mostrato nel gioioso predecessore Tangerine Dream (2011).
L’iniziale Spaceship, sostenuta da chitarre rock, si apre in un ritornello in cui domina l’elettronica, su esempio di Susanne Sundfør, con una performance vocale che si fa intensa nel finale, in cui Miss Li rivolge una sorta di preghiera nel voler intraprendere questo viaggio sull’astronave del titolo. Scelta azzeccata come primo singolo, si differenzia dagli stilemi musicali che si ascoltano lungo tutto Wolves, costituendone il brano migliore. Sugar Coma vede arrangiamenti che riportano alla memoria le Pipettes o Zooey Deschanel, un ritorno vintage al pop soul prebeatlesiano. Transformer è una cavalcata pop adorabile, prima che le chitarre facciano capolino nel bridge, arricchendo ulteriormente la struttura delle strofe, modellate sull’esempio dei Mumford & Sons più addolciti. Dancing In The Dark si riallaccia all’ultima Gemma Ray di Island Fire (2012): di nuovo un pop soul dalle atmosfere bondiane in cui la voce dell’artista si eleva proprio mentre nel testo affronta una serie di I’m going down, un ibrido perfetto tra l’intensità di Martha Wainwright e la migliore Paloma Faith. In Happy Birthday, nei suoi due minuti o poco più di lunghezza, complice un violino, i ritmi si fanno più serrati e la voce richiama Duffy; Black Widow è più vicina ai Widowspeak, per poi tornare, nei chorus, all’ispirazione dietro tutto Wolves: gli anni Cinquanta e Sessanta. Russian Roulette è una riuscita midtempo al pianoforte, mentre, nel finale, dopo il soul alla Amy Winehouse di Interlude, The Room, con il suo pianoforte solenne e un ritornello particolarmente sofferto, chiude un album che è una piccola gemma per chiunque ami l’alt pop al femminile.
Nell’edizione deluxe dell’album è presente un secondo cd, una sorta di ep contenente otto tracce, di cui cinque in svedese, legate al reality a cui la Carlsson ha partecipato. Nulla di esaltante, ci si muove lungo la strada di un pop radio friendly, in cui, se ce ne fosse ulteriore bisogno, sono mostrate le grandi doti vocali di Miss Li.
Label: National
Anno: 2013
Tracklist
CD1:
01 – Spaceship
02 – Sugar Coma
03 – Transformer
04 – Dancing In The Dark
05 – Happy Birthday
06 – Black Widow
07 – Russian Roulette
08 – Interlude
09 – The Room
CD2:
01 – Har Kommer Natten
02 – Nat For Dom Som Vantar
03 – Under Isen
04 – 1A Gangen
05 – Nar Taget Gar
06 – No One Sleeps When I’m Awake
07 – Lovekiller
08 – Somebody Loves You
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