Ricordo ancora il giorno in cui recensii il primo lavoro in studio prodotto dai Phinx, una piacevole quanto giovane band di Bassano del Grappa all’epoca impegnata in un electro – pop di chiara impostazione “ottantiana”; scartato il pacco firmato IRMA Records e messo Login – questo il nome di quell’incantevole fatica – nello stereo, venni accolto da una raffica di suoni à la Soulwax che non poco solleticarono il mio appetito musicale.
«Login è pura composizione digitale, sintetizzata, filtrata nelle categorie del rock classico, figlio degli sperimentalismi sonori […] di un’era in cui la musica andava ancora suonata (e sudata) per locali, invece d’esser cucita in cameretta e caricata su MySpace»; ecco cosa scrissi in quel lontano 2010 (o era il 2011?) ed a ben vedere, dopo tutti questi anni, ascoltando il loro secondo album da poco uscito per la fida IRMA, non posso che confermare quella mia decisa affermazione.
Hòltzar è un gran disco e i Phinx ci sanno fare.
Punto.
A differenza del precedente lavoro, più arioso e facile all’ascolto, questo Hòltzar vive d’oscurità e cupezza, dando così vita ad una soluzione sonora che s’impone all’ascoltatore per la forza con la quale viene espresso – e messo in risalto – il concetto alla base di queste dodici (nuove) tracce: sperimentazione.
Il distacco dalla precedente incarnazione è netto.
Se Login “puzzava” di MTV e pop radiofonico, questo Hòltzar “profuma” di umidi garage e rumori scovati in putridi avamposti industriali, immaginificamente contaminati da ruggine e muschio.
Suoni e tempi sembrano dilatarsi sotto la tensione ideale di strumenti irreali e riverberi onirici, dominati da distorsioni ovattate, sintetizzatori analogici, archi leggeri ed atmosfere spaziali.
Provate ad ascoltare Höarn De Hòltzar, ad esempio, opener dell’intero lavoro: come potete non smarrirvi?
Come non apprezzare Deneb’s Map, drammatica canzone in bilico fra l’intimità e l’esplosione, o Trolls, così dannatamente “rumorosa”?
Popolato di follia, Hòltzar è anche un lavoro che – spero – verrà ricordato per l’incredibile funzionalità delle collaborazioni che in esso trovano posto, da Bologna Violenta a Ekat Bork, fino ai Reanimation Squad e Spano; in un’epoca in cui la “collaborazione” è spesso un espediente per attrarre gli indecisi, la mossa dei Phinx è assolutamente di classe, lasciando che i propri ospiti si inseriscano proprio in quegli ambienti per loro più naturali, senza forzature o pacchianerie.
Che dire … lunga vita ai Phinx.
Tracklist
01. Höarn De Hòltzar
02. Deneb’s Map
03. Crystals, Flames And Cities
04. The 5th Kingdom Pt. 1
05. The 5th Kingdom Pt. 2
06. Trolls
07. Ministry Of Fog
08. Music For Minerals
09. Kubla Khan
10. Not For Animals
11. Pach Un Khnottn
12. The Architect Of The Shapes
Anno: 2013
Genere: electro / synth
Etichetta: IRMA Records
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