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apr 08

Liars – Sisterworld

Sisterworld

Un lamento ancestrale apre il nuovo disco dei Liars, appena pubblicato da Mute Records. Scissor è la traccia d’apertura di Sisterworld, quinto album per il trio newyorkese composto da Angus Andrew (voce e chitarra), Aaron Hemphill (chitarra e tanto altro) e Julian Gross (batteria). Ma è solo un falso allarme prima che la solita nevrosi dei Liars prenda il sopravvento ed una scarica di clangore metallico ci travolga completamente. I Liars sono così semplici nella loro imprevedibilità da farti galleggiare su gommose ondulazioni di No Barrier Fun, a ricalcare quelle sperimentazioni sonore che hanno fatto apprezzare i bugiardi. La drammaticità sembra chiave di volta di questo nuovo album: Here Comes All The People ha un’architettura gotica degna di essere colonna sonora di un racconto di Poe: su L’uomo della folla ci starebbe benissimo.
Atmosfere dark mentre si alza il sipario su Drip: la voce sussurrata di Andrew accompagnata dal ticchetio delle bacchette che segnala l’inesuaribile scorrere del tempo. Il pendolo che deve ondulare, e noi continuiamo ad osservarlo ed a pregare che non si interrompa mai. La teatralità dei Liars, una pura finzione musciale che si confonde con la vera finzione che è divenuta la realtà quotidiana. La rabbia scorre nei fiumi carsici della nostra coscienza, pronta ad esplodere al segnale giusto: Scarecrows on a Killer Slant è l’occasione adatta, sbattuta in tutta la sua crudezza su sfondi post punk. Forse il pezzo migliore di Sisterworld. Disturbi sonori. Provano anche ad essere delicati, come solo i bugiardi sanno fare: I Still Can See an Outside World è dolce come un petalo di tulipano, ma la sua devianza latente ci ammoniscie dell’inconsistenza della premessa del titolo. Non c’è nessun altro mondo esterno, ed il riff finale ce lo ricorda assorbendoci in un vortice sonoro senza lasciare tracce. Proud Evolution e la sua atmosfera immaginifica ci fanno quasi sentire le pale degli elicotteri (saranno quelli di The Goodfellas?) per poi lasciarsi andare ad un mantra esistenziale devastante ed irresistibile. You should be careful attraversando questi paesaggi fantasmagorici. Drop dead conferma che ci troviamo alla versione slow motion dei Liars, di certo non quella che abbiamo visto due anni fa a Palestrina. Il rischio di prenderci una chitarrata in faccia diminuisce sempre di più. The Otherachievers evoca i Nirvana in maniera spettrale, quasi una versione accellerata di Milk It, mentre la spigolosa Goodnight Everything con il suo trombone finale rende ansiotico il finale del disco. A concludere il mondo (di tua) sorella ci pensa Too much, Too Much, atmosferico inno alzato verso le sommità celesti, quasi a ringraziare di essere passati indenni da una esperienza traumatica.
E l’ascolto di Andrew e soci lo è sicuramente, speciamente dal vivo. I Liars ci piacciono e molto.  Di certo l’expanded version di Sisterworld con remix e cover fatta da Thom Yorke, Tunde Adebimpe, Bradford Cox, Alan Vega ed i Melvins di King Buzzo non è cosa da trovare tutti i giorni; e sempre di certo ciò avrà  sicuramente la sua brava funzione evocativa.

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