a cura di Marco Valchera
Vincitore del Critics’ Choice Award nell’edizione di quest’anno dei Brit Awards, premio vinto precedentemente da mostri sacri della scena pop attuale e delle classifiche, quali Adele, Florence & The Machine e Emeli Sandé, per il giovanissimo Tom Odell, ventiduenne di Chichester, è arrivato il tanto temuto banco di prova del debutto, dopo un Ep pubblicato alcuni mesi fa, Songs From Another Love. Questo Long Way Down è divenuto già un caso per la stampa britannica, e non tanto per il talento o l’ugola del biondo pianista: il magazine NME, bibbia musicale oltremanica, ha stroncato duramente questo esordio con la votazione rarissima dello 0/10, a cui è seguita la minacciosa e derisa telefonata del padre di Tom alla redazione. Forse l’hype sconsiderato che è sorto intorno al suo nome ha spinto ad una recensione così dura: Long Way Down non è da zero né tantomeno da dieci, ma è un onesto e, in molti passaggi, riuscito tentativo di seguire la scia di quel romanticismo tutto british, incarnato perfettamente nei primi anni Duemila dai Coldplay e dai Keane, per fare due nomi, o da cantautori quali Damien Rice o i più pop James Blunt e Paolo Nutini. Questo è l’universo a cui Tom Odell guarda: anche se va aggiunto che le liriche, già risentite, su relazioni finite male e amori malinconici, sono sempre sorrette da un buon uso del pianoforte, naturale appendice dell’inglese. C’è da scommettere che il pubblico impazzirà per questo Long Way Down: di certo aprire i concerti a Hyde Park per il tour dei Rolling Stones costituisce una notevole conferma per questo fragile e timido cantautore.
Grow Old With Me mostra, fin dall’apertura, un fil rouge tra i The Fray e Tom Chaplin: l’atmosfera creata è quella di qualche scena ricca di pathos di una qualsiasi serie tv. Musicalmente parlando, è un brano pop costruito su pianoforte e batteria, lineare e abbastanza dimenticabile. Molto più piacevoli sono le successive e ottime Hold Me, dagli echi degli Starsailor, in cui il pianoforte è picchiato con veemenza, e il singolone romantico Another Love che lambisce le ballate di Sara Bareilles, ma che lascia il segno. I Know unisce un’interpretazione alla Nutini su un piano pop alla Jamie Cullum: efficace anche se non originalissima. In Sense, una ballata sorretta solo dal pianoforte, emerge un altro Tom Odell: più meditativo, più a fuoco, viscerale. Can’t Pretend segue l’esempio di Regina Spektor , oscurando i toni, e ribaltandone la struttura in più momenti; Till I Lost diviene sempre più maestosa mentre i minuti passano, come se Gary Lightbody, leader degli Snow Patrol, e Elton John andassero a braccetto. Supposed To Be è legata allo schema da tradizionale songwriter statunitense, splendida nell’uso sapiente di coretti e batterie, tra Ryan Adams e Rachael Yamagata. La title track non aggiunge nulla e anonimamente scivola via, mentre in Sirens si sente la mano del produttore Dan Grech-Marguerat (Keane) che cuce su Tom una melodia in stile Coldplay, perfetta summa di anni e anni di sentimentalismi britannici.
Label: Columbia Records
Anno: 2013
Tracklist
01 – Grow With Me
02 – Hold Me
03 – Another Love
04 – I Know
05 – Sense
06 – Can’t Pretend
07 – Till I Lost
08 – Supposed To Be
09 – Long Way Down
10 – Sirens
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