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giu 30

Movie Star Junkies – Still Singles

Esistono alcuni dischi che non ti va di recensire, sia per la natura dell’opera, magari fuori dal comune, sia perché hai difficoltà a trovare le parole adatte a descriverli. A me è capitato diverse volte, è spesso imputo quest’accidia o negligenza ai mutevoli stati d’animo che mi contraddistinguono, o meglio mi contraddicono. Ed è capitato anche questa volta con i Movie Star Junkies, il cui Still Singles è uscito il 24 giugno per la Wild Honey Records (in collaborazione con Beast Records e Jacob Records). Anche in questo caso la natura dell’album (una raccolta di singoli dall’esordio, ossia dalla metà degli anni 00 – fa sempre figo dirlo, oggi tocca a me -, fino ai giorni nostri) ha giocato un ruolo importante: le numerose tracce si addicono di più a un collezionista di pezzi che a un’uscita discografica contemporanea. Tra l’altro diviene sempre più raro vedere in giro uscite del genere (e forse questo dice qualcosa sul reale valore di molte band contemporanee…). Inoltre, a concorrere alla serie di sfortunate coincidenze degne di Lemony Snicket, concorre uno stato d’animo non particolarmente predisposto in questo periodo. Ma visto che vogliamo smentire coloro che pensano che le sorti e le fortune di una band spesso dipendono da cosa gira in testa ad un recensore in un determinato momento, eccoci qui. Soprattutto perché dopo aver premuto play ti rendi conto che le parole non servono e vorresti trasformarti da recensore titubante ad ascoltatore puro, senza dover per forza trovare i termini per descrivere suoni, parole, emozioni, ma lasciandoti trascinare dall’ascolto. Ecco, è proprio quello che succede con Still Singles, a cui ci siamo abbeverati giorno dopo giorno senza soluzione di continuità e senza alcun sintomo di sazietà. Da Dolls Come In fino a Everything is Holy, tutto d’un fiato, senza pause o cadute di stile, ma con la sicurezza e la convenzione dei propri mezzi, i Movie Star Junkies ripercorrono la loro storia come se sfogliassero le pagine di un meraviglioso romanzo autobiografico, ricordandosi le avventure più avvincenti, i momenti magici e i propri successi. Tutto molto bello, direbbe qualche commentatore sportivo (o qualche organizzatore di tornei di calcetto tra etichette, chi sa distinguere ormai…) con picchi vertiginosi di Garsin, molto vicina alla produzione artistica di gente come i Chrome Cranks o la claustrofobica Almost God, incredibilmente soffocante e no wave nel suo incedere da ricordare gruppi come i Liars. Oppure Dialogue between Zachary Swenson and Timothy Leary che rimbomba ancora nella nostra (futura?) memoria. Senza dimenticare un forte e inconfondibile sapore blues che avvolge il tutto e ritrova le sue radici nei Violent Femmes (Mother risulta essere una vera e propria goduria fisica) e un’ecletticità che trasforma I Love You More as dead e Satan Satan in gustosi divertissements para-circensi che piacerebbero tantissimo ai Jennifer Gentle. E via così, perché ogni pezzo affascina e diverte, ogni nota è un continuo rimando a gruppi importanti, ogni pezzo è uno scenario nuovo che si apre. E, come sopra, le parole risultano inutili e il nostro ruolo pure. E vorremmo scordarci di questa recensione e del nostro ruolo per rimettere le cuffie, o diffondere rumore dalle nostre casse o andare subito a vederli live da qualche parte. Forse sarebbe più giusto, più proficuo e più corretto così.

Label: Wild Honey Records, Beast Records, Jacob Records
Anno: 2013

Tracklist

1.    Dolls Come In
2.    Garsin
3.    Dialogue between Zachary Swenson and Timothy Leary
4.    Lipstick
5.    Flamingos
6.    The Whore
7.    Mother
8.    Almost a God
9.    I Love You More ad Dead
10.    Slow Dance
11.    Northern Lights
12.    Sand
13.    Cold & Gold
14.    Under the Marble Faun
15.    Satan Satan
16.    Requiem Pour Un Con
17.    Le Trout
18.    Branches from My Arms
19.    Baltimore
20.    Everything is Holy

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