a cura di Christian Panzano
Sulle prime ho sottovalutato Silver Wilkinson, addotto dalla routine o dalla fretta isterica di scrivere e fare, ma nella miscela delle pause che spesso si addossano tra un lavoro e l’altro accade di riprendere certi album, proprio perchè sommariamente sottovalutati. Non conoscevo Stephen Wilkinson alias Bibio e questo spesso rende tutto più leggero. Di conseguenza privo di preconcetti e costrizioni mentali, mi sono accinto ad analizzare l’ultimo suo lavoro. Bibio è inglese ed è al suo settimo lavoro in studio. Quindi ha dalla sua una forte tradizione visual arts e field recordings unita ad un’esperienza maturata sul campo che ha permesso un accumulo di pratiche cognitive su come possa trasparire un messaggio all’interno di un corpus musicale. La trance occulta di Wulf pare spettralismo pop, con magneti sonori che fermano una risacca o un maroso funesto. Nell’aspetto performativo un brano del genere provoca un’ambiguità che solletica la curiosità. Sul finale incoraggiante il mare giunge a riva seminando i consueti gorgoglii. Sembra una registrazione notturna allungata al mattino seguente proprio ad introdurre le prime consonanze di Mirroring all che non possiede nulla di estremamente fantastico, ma è ciò che nella semplicità delle cose serve per accompagnare un fenomeno atmosferico o una iterazione della natura. È a tutti gli effetti un assortimento deep house, pop, sinth, basta dare un’ascolto ai brani finali per farsi un’idea precisa. Ma io la definirei più una periferia sonora che preferisce senza intimidirsi un’aggressività elettronica a volte d’antan. In più noto un livello di naturalismo artistico che oscilla fra l’espressione indefinita di Look at Orion e il colorismo accentuato di The first daffodils e Dye the water green e ciò sposta di un metro il tutto da certi prototipi cold che farebbero solamente sbadigliare. Bibio ha assorbito negli anni, è evidente e palese, una certa sensibilità per la sperimentazione acustica e una perifrasi degli accenti e degli armonici naturali, lo dimostra la perspicacia della bellissima Raincoat. Perciò riversa questa sua fede nella natura delle produzioni, i cui connotati magari scivolano via senza farsi più di tanto intravedere. Wilkinson ci pungola ad andare molto oltre un mero ascolto di facciata per tuffarci nelle acque torbide senza timore di non uscirne più. Un motivo in più per conoscere meglio questo artista.
Anno: 2013
Label: Warp records
Tracklist
1. The first daffodils
2. Dye the water green
3. Wulf
4. Mirroring all
5. A tout à l’heure
6. Sycamore silhouetting
7. You
8. Raincoat
9. Look at Orion!
10. business park
11. You won’t remember
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