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lug 10

Vaccines @ Ferrara Sotto le Stelle

E se è stato anacronistico vivere l’esperienza psichedelica dei Black Angels, ancora più straniante è stato assistere alla performance dei Vaccines, sempre all’interno della splendida cornice del cortile del Castello Estense, quarta data di Ferrara Sotto le Stelle. L’ex trio diventato quartetto, approda a Ferrara dopo una serie di date in festival di spicco, una su tutte l’apertura per i Rolling Stones ad Hyde Park, e passare da tali dimensioni all’intimità del cortile della residenza estense poteva generare un po’ di perplessità; ma i quattro londinesi han dimostrato di sapersi adattare alla grande all’intimità della location scelta dall’organizzazione del festival, senza far mancare la loro energia. Ma come sempre, procediamo con ordine.

 

Vaccines - foto by Sara Tosi

Arrivo in compagnia di un amico sempre verso le 21, gli ultimi spiragli di luce solare illuminano sul palco un duo di ragazze americane e chiomute che si fanno chiamare Deap Vally, esuberanza femminile roccheggiante, le influenze sono inevitabilmente riconducibili ai White Stripes a causa della formazione batteria e chitarra con doppia voce: ne scaturiscono brani semplici ma di estremo impatto, conditi da una presenza scenica coinvolgente (spiaccicano qualche parola in italiano per accapparrarsi la grazia dei giovincelli infoiati nelle prime file, già piuttosto scatenati). Performance a tratti un po’ sporca, ma di quei tre brani che mi ascolto devo dire che rimango piacevolmente sorpreso. Il cambio palco poi mi vede vagare per il ciottolato, alla ricerca di un po’ di persone con cui chiaccherare; mi fermo a salutare gli amici del service luci, che mi raccontano di qualche problema avuto con il precedente concerto di venerdì, a uno dei due arriva una foto che ritrar il suo pesce rosso moribondo (mi aggrego al cordoglio), ma entrambi sono sorpresi dalla mia presenza, a causa di un soundcheck di tre ore a detta loro piuttosto imbarazzante durante il quale il quartetto ha lamentato l’esigenza di voler provare più volte i brani perchè era da tanto che non suonavano insieme (alla faccia che tre giorni prima erano sul palco di Hyde Park!). Il tutto fomenta in me un discreto pregiudizio, in quanto devo ammettere di non conoscere ampliamente la musica dei Vaccines, ma infatti la mia curiosità nei loro confronti non affievolisce. Nel frattempo, l’i-pod del fonico passa brani scontati dei Cardigans, dei Clash, una timida Blue Monday che aizza un po’ il pubblico che ormai si è fatto piuttosto numeroso e già accalcato sotto il palco riempie quasi tutto il cortile del Castello Estense. Ormai il sole si è nascosto dietro le alte mura, e all’improvviso il volume si alza sputacchiando un brano hipstep o dubhop decisamente fuoriluogo tant’è che mi vien da pensare “cacchio, ma ho scazzato concerto?” anche se la scenografia sul palco (un telone con la scritta Vaccines in alto e un immagine di tre indie-poser-personaggi in negativo, anche un po’ inquietante se vogliamo dirla tutta)  indica chiaramente che sul palco stanno salendo loro. Infatti si alza il boato di un pubblico eterogeneo, sia per l’età che per “categoria sociologica” (dal signore di mezza età un pò solo e stordito, alla coppia lesbo, dal gruppetto di amici che sembrano appena tornati da un’after a Ibiza ma che se le cantano e ballano tutte, all’ormai sempre presente individuo con una t-shirt di un altro gruppo, in questo caso i Misfits) ed ecco salire Pete alla batteria, subito ad incitare il pubblico, Arni al basso che è un po’ un misto tra Ballo dei Lunapop e un Kurt Cobain ancora all’oscuro dell’esistenza delle droge pesanti, Freddie “faccia-pulita” alla seconda chitarra, e infine quella sagoma di Justin alla voce e chitarra. L’incipit è già travolgente, i quattro inglesi iniziano alla grande e con un tiro che entra subito in sintonia con il pubblico accorso un po’ da tutto il nord Italia; scherzano tra loro, giocano, incitano al battito di mani, ballano ed interagiscono, nonostante siano in attività da soli 3 anni (parecchio intensi), si percepisce già una ottima maturità come animali da palco. Il capello frangettato di Justin risulta quasi ipnotico nell’ondeggiamento, che dimostra anche una salute cervicale non indifferente; e sono proprio i brani di What Did You Expect From The Vaccines? a trascinare maggiormente il pubblico, che accenna anche a qualche stage diving e ad un po’ di pogo sotto al palco. Ma di certo i più tranquilli brani dell’ultimo lavoro Come Of Age non sono da meno, pur risultando più pacati, più sentiti e meno istintivi, riescono comunque a trasmettere la fresca carica quasi adolescenziale e l’attitudine più punkeggiante del gruppo. Una scaletta (e non aspettatevi nelle mie recensioni l’elenco dei brani, in primis perchè non me li ricorderò mai tutti e durante un concerto di sicuro non sto lì a segnarmeli, e in secondo luogo perchè anche se li conoscessi tutti non la pubblicherei mai per partito preso) sicuramente ben bilanciata tra momenti più adrenalinici e pause con ballate e canzoni d’amore; nell’encore ci regalano anche un brano inedito, presentato dal frontman con un “può anche essere che non venga poi molto bene…”, ed in effetti non son stati quei 2 minuti e mezzo di svolta nel concerto, ma di sicuro ha rappresentato un bel regalo per i fan più accaniti che non hanno mancato a registrare il tutto con i loro smartphone.

Justin Young - foto by Sara Tosi

Nel complesso un’oretta e mezza abbondante (che è la metà del checksound che hanno fatto) di gradevole indierock, durante la quale il gruppo ha snocciolato praticamente tutto il loro repertorio, suscitando a mio parere un completo consenso del pubblico intervenuto e pure dei più curiosoni come il sottoscritto; nonostante in 3 anni scarsi di carriera abbiano già calcato palchi davvero importanti, i Vaccines ci hanno dimostrato di sapersi adattare anche a contesti più intimi, ma soprattutto di sapersi davvero divertire durante la loro esibizione, magari non impeccabile nell’intera durata della loro performance, ma sicuramente simpatica e frizzante e davvero coinvolgente: tutto sommato i Vaccines sono riusciti a far cadere abbastanza in fretta il piccolo pregiudizio che mi ero fatto dai racconti dei ragazzi del service delle luci…

Grazie a Sara Tosi per la gentile concessione delle foto.

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