Ne uscirete centrifugati. Assicurato. L’ascolto dell’omonimo primo album dei Melt Yourself Down ha una carica che difficilmente vi lascerà indifferenti. Nel bene e nel male. Il sestetto basato a Londra, e composto da membri di band di tutto valore, come gli Heliocentrics o Mulatu Astatke, è un concentrato di suoni moderni e post, immerso accuratamente in una base di world music e shakerato con i ritmi accelerati del post punk e del funk. Pete Wareham (Acoustic Ladyland e Polar Bear) dirige il tutto con il suo sax, imprimendo spesso una svolta jazz alle tracce che lascia spesso stupefatti e disorientati (Free Walk è di una classe sopraffina, unico momento di respiro di un disco completamente pigiato sull’acceleratore), oppure rincorrendo sogni etnici che approdano di frequente in terre balcaniche (vedi la finale Came, quasi zigana e che scommettiamo piacerebbe tanto ai System of a Down, o l’iniziale Fix My Life, infarcita da beat elettronici provenienti dalle sapienti mani di Leafcutter John). Ma è l’impianto ritmico, influenzato da frequenze afro e sciamaniche, ad avere un ruolo di rilievo in quasi tutte le tracce, in particolare in Mouth to Mouth, autentica gemma dell’album. Oppure Release!, in cui sembra di ascoltare i Suicide dei tempi di American Supreme appena sbarcati per una vacanza da paura e delirio a Kinshasa. E le divagazioni geografiche continuano nella traccia successiva, dove Tuna si dimena dopo essere finito nelle reti di qualche peschereccio di Fez o di Agadir. Ma è la freschezza generale del disco a risultare l’arma in più per affrontare al meglio la calura della vostra estate: scatenatevi al ritmo di We Are Enough e godetevi appieno il vostro party da spiaggia notturno o diurno che sia. Scioglietevi e mischiatevi nel dancefloor, senza fare troppo gli schizzinosi e dimenticandovi della sottile distinzione tra bordellaro e borderline.
Label: Leaf
Anno: 2013
Tracklist:
1. Fix My Life
2. Release!
3. Tuna
4. We Are Enough
5. Kingdom Of Kush
6. Free Walk
7. Mouth To Mouth
8. Came
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