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ago 02

Ekat Bork – Veramellious

A volte, le meraviglie appaiono laddove non si sarebbe mai pensato di guardare, vuoi per una stereotipata visione delle cose, vuoi ancora per un autentico senso d’ignoranza nei confronti di determinate realtà.
Non ho mai prestato molta attenzione alla scena artistica russa, ad esempio, né tantomeno ho mai preso in considerazione l’idea che alcuni artisti da me seguiti potessero, in qualche modo, provenire dalle remote terre situate aldilà del Volga, dagli Urali sino a Vladivostok.
Avere tra le mani, pertanto, il sensazionale disco d’esordio di Ekat Bork, musicista nata e cresciuta proprio nell’estremità più orientale dell’immensa distesa russa, ha la capacità di colpirmi due volte: la prima, perché si tratta di un album davvero sorprendente; la seconda, perché non avrei mai pensato che un disco di puro rock elettronico potesse esser concepito così divinamente proprio da qualcuno nato nella stessa patria di Sergej Prokof’ev.
Insomma: l’ultima volta che ho ascoltato qualcosa di “russo”, si trattava de L’Isola dei Morti di Rachmaninov, un’opera composta più di cento anni fa.
Sembrerà, questo, un discorso veramente “grezzo” da fare, ma corrisponde alla realtà.
Veramellious, questo il titolo dell’album in questione, è una piccola gemma di preziosa personalità, capace di parlare al cuore (e alla mente) dell’ascoltatore senza inutili giri di parole o fronzoli di ostentata ricercatezza, attraverso una formula musicale che, alternando momenti squisitamente acustici ad altri davvero graffianti, sembra quasi trasformarsi in uno specchio colorato in grado di riflettere, ed ampliare, la personalità di un’artista tanto affascinante quanto genuina.
Per quel che mi riguarda, infatti, l’album è sì suonato bene, ma non è in questo che esso esprime il suo potenziale: la vera carta vincente di Veramellious, infatti, è costituita dai suoi – personalissimi – testi (in inglese).
Mai banali né scontate, le parole della Bork hanno il potere di scuoterti in ogni più piccolo anfratto d’individualità, senza lasciarti scampo alcuno: povertà, femminilità, affetto e speranza vengono scandagliati con l’occhio del poeta, liberandoci dalla paura della diversità e dal timore dell’esistenza.
Medaglia d’oro del disco per The world is dancing, tragica, cupa, violenta e disperata, eppur “macchiata” di una positività devastante: l’importante è non dimenticarsi di sorridere.
Applausi.

Tracklist

01. Gyps
02. The Girl With the Black Dog
03. Miracle
04. Full of Violence
05. The World is Dancing
06. Niet
07. Wild Nature
08. Wonderland
09. Black Bird
10. On my Moon
11. Durishek

Anno: 2013
Genere: rock
Etichetta: GinkhoBox

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