Figli delle grandi pianure ondulate dell’Ohio, i Legion sono una delle (poche) giovani promesse della scena estrema statunitense, forti d’un EP, Bottom Fear, uscito nell’ormai lontano 2010, che all’epoca seppe attirare l’attenzione non solo della stampa specializzata, ma anche d’un pubblico sempre più generoso, in grado – fin da subito – d’intuire come la band amasse giocare con gli stilemi del deathcore cercando, a suo modo, di risultare originale e, soprattutto, personale.
Sono passati quasi quattro anni da allora e, nel frattempo, i nostri hanno firmato nientemeno che per eOne Music/Goodfight, con i quali hanno dato alle stampe questo Woke, loro primissimo full lenght; il risultato?
Un ottimo lavoro, forse troppo al di sotto delle aspettative.
Mi spiego: di per sé, Woke è un album potente e deciso, tirato quanto basta per divertirsi e far divertire, ben suonato ma, soprattutto, ben confezionato .
I dieci brani che lo compongono scivolano via che è una bellezza, fra riff aggressivi e percussioni serrate, atmosfere industriali e strabilianti stop & go in perfetto stile Meshuggah, con qualche sana infarcitura death à la Morbid Angel.
Sulla carta, dunque, le premesse per un piccolo capolavoro c’erano tutte; mettici anche una produzione niente male …
Dov’è, però, che i Legion falliscono?
Nell’eccessiva superficialità.
Sembra quasi che i nostri, dopo aver scritto un paio di ottimi brani (And Then, the Devil Said, ad esempio, miglior pezzo del lotto), abbiano deciso di proseguire nella restante scrittura dell’album inserendo il pilota automatico, ripetendo questa o quella struttura in un modo così sfacciatamente palese da lasciare quasi a bocca aperta.
Allo stesso modo, il cantato del bravo Michael Guilford: convincente, brutale ed aggressivo, ma dannatamente ripetitivo, monocorde ed a tratti persino noioso.
È come se, data vita ad una prestazione entusiasmante (Perverse Icon, He Became Death), Guilford si limitasse a completare il lavoro rimasto nel minor tempo possibile, per dedicarsi a chissà quale altra attività.
Intendiamoci: Woke è un lavoro davvero ben fatto – un paio di ascolti li merita tutti – ma si limita ad offrire all’ascoltatore la semplice prova di una band dal futuro sicuramente entusiasmante, ma – ad oggi – ancora acerba.
Tracklist
01. The Fear
02. And Then, The Devil Said
03. Righteous Dictation
04. He Became Death
05. Priest
06. Disclosure of Sin
07. Kneel Before Order
08. Perverse Icon
09. B.R.F.
10. The Roach
Anno: 2013
Genere: heavy metal
Etichetta: Steamhammer / SPV
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