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set 02

Marco Dassi – First, Quake Me

Conosco Marco da tempo, se la memoria non mi inganna mi aggiunse ai tempi di myspace, sentii un po’ di sue tracce e già da allora capii che era uno che faceva sul serio. Al tempo aveva un orientamento bello technoide, ma già alcuni pezzi mi avevano colpito per i loro inserti che facevano pensare all’innovazione. Ci siamo poi conosciuti di persona quando venne a trovarci in alcuni appuntamenti danzerecci, persona disponibilissima, gentile ed intelligente, già ormai da tempo sotto l’ala di Hell Yeah! rec., etichetta con il quale il buon Dassi è maturato, si è evoluto, fino all’uscita in digitale di questo suo primo album.
First, Quake Me è un lavoro maturo e consapevole, vario nelle sonorità ma concreto nelle idee, melodico, danzereccio ma anche riflessivo: è sicuramente un bel punto di partenza per questo giovane ed eclettico varesotto. Aspettavo questo album da tempo e con grande curiosità dopo aver ascoltato un po’ in anteprima i suoi ultimi lavori e i suoi remix, e finalmente la conferma che ciò che vi andrò a recensire può definirsi come uno dei migliori pezzi di musica elettronica degli ultimi tempi. Be A Light oltre ad essere il brano d’apertura è già il degno manifesto di tutto l’album: ritmica decisa, cassa grassa, bpm moderato per il ballo non sfrenato, synth che si intersecano, tappeti melodici che ti sollevano e ti trasportano nell’universo sonoro che Marco ha creato. Di pasta simile è Fleeting Glances, dal ritmo leggermente più lento ma non di certo meno incisivo: anche in questo caso la ricerca sonora si incastra perfettamente, soave scorrere di un piacevole flusso musicale che dall’altra parte incita anche al movimento del corpo. Anche Reloved è molto dancefloor oriented e forse è il brano nel quale riemergono maggiormente le radici techno di Marco; così come Acid Purple Weed, un brano estremamente deep, dal sapore lievemente retrò, un bel viaggione acido come si può intuire dal titolo che parla piuttosto chiaro. Ci sono poi i momenti più disco, come Les Petites Choses che mantiene comunque un piglio piuttosto elettronico con le sue aperture e la cassa rotonda ma drittona; Swedish Love, simpaticissimo episodio che istiga ad una danza balzellante e sorriso stampato in faccia. Feel Like Flying al primo ascolto mi ricorda un po’ i Daft Punk, quelli dell’inizio del millennio, con quella sua melodia un pò ripetitiva (insieme al vocal, che per fortuna è solo lievemente influenzato dal vocoder, senza esagerazioni) e i suoi suoni evoluti, il tutto in un perfetto equilibrio con quel ritmo trascinante e un po’ ruffiano. C’è poi Slow Norske che ti ipnotizza con quei suoi suoni che vanno e vengono, un brano davvero ben realizzato dal sapore nordeuropeo e sicuramente funzionale nelle piste più ricercate. Ma il buon Dassi ci meraviglia anche con brani sperimentali che mettono in luce una ricerca per uscire dalle classiche strutture del ballo e delle battute in quattro quarti: When She Puts Her Hands Around Me è uno splendido tramonto sul mare, quegli note di chitarrina che ti cullano su una ritmica quasi post-dubstep (ammesso che questa etichetta significhi qualcosa), sicuramente uno dei migliori brani di quest’album. Anche La Chute De L’Homme si apre con un timbro delicato, ti avvolge in una coltre di tranquillità, per poi trasformarsi in un brano intellettuale ma con ritmo marcato, piccoli inserti vocali spezzano la quiete dei pad che Marco padroneggia con grande sapienza. Con The Right Side invece ci dimostra di conoscere molto bene il territorio vicino a Burial, confezionando un brano dalla ritmica spezzata e con un esercizio sui vocal che non ha nulla da invidiare a questo tipo di scena inglese.

Un album che potrebbe piacere a James Holden così come all’appena citato Burial, che potreste sentire in qualsiasi club berlinese così come nella Londra più oscura. Un album che dimostra che non bisogna per forza essere stranieri per realizzare qualcosa di buono, che l’eccellenza ce l’abbiamo anche noi, un’eccellenza semplice che speriamo riesca ad imporsi anche nel circuito europeo, e che continui ad evolversi verso nuove strade e nuove sperimentazioni.

 

Anno: 2013

Etichetta: Hell Yeah! recordings

 

Tracklist:

01) Be a Light

02) Les Petites Choses

03) When She Puts Her Hands Around Me

04) Fleeting Glances

05) Breaking Dawn

06) Swedish Love

07) La Chute de l’Homme

08) Slow Norske

09) Reloved

10) The Right Side

11) Acid Purple Weed

12) Feel Like Flying

13) Confabulous

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