Ed infine toccò agli Akron/Family mostrarci la via verso il paradiso perduto. Con un disco intenso, spaziale, tipico di una band che ormai da diversi anni ci delizia con le sue passeggiate psichedeliche in uno Shangri-la di stupefacente bellezza. Con una coralità a tratti dirompente come già ampiamente dimostrato nei dischi precedenti dal seminale esordio omonimo del 2005, ai fortunati split con gli Angels of Light di Michael Gira, appena ritornato nell’alveo innaturale dei carsici Swans. Non prima però di aver incontrato Dana Janssen, Seth Olinsky, Miles Seaton e Ryan Vanderhoof. Quest’ultimo fulminato sulla via di Damasco e ritiratosi in contemplazione in un tempio buddista nel Midwest subito dopo la pubblicazione di Love Is Simple , finora il capolavoro della band newyorkese. Storie tipiche di chi vive la musica con una intensa spiritualità, come momento di convivialità senza limiti, come abbiamo potuto osservare coi nostri occhi qualche anno fa sul palco dell’Init. A proposito, sono ripassati anche quest’anno, ma noi eravamo al Primavera e ci dispiacque molto non vederli. Suonavano proprio il giorno della nostra partenza, e scommettiamo che sarà stato uno show intenso, coinvolgente, a tratti ipnotico. Come il nuovo disco, che ci narra della nascita cosmica e del viaggio interspaziale di Shinju TNT. Che non sanno nemmeno loro cosa significhi. Seconda uscita senza Ryan, e seconda uscita per la Dead Oceans Records. Freak folk dai tratti a volte acidi, a volte liquidi (abbeveratevi all’intro di Fuji II se avete sete di magia), per utilizzare termini cari a Baumann. Perché la musica degli Akron/Family è mutevole, ingannevole, cambia accenno ed accento ad ogni ascolto, ed assume la forma del suo ascoltatore, del suo contenitore, del suo distruggitore. Dalla nascita sfrenata di Silly Bears all’epilogo della marcia di Creator è un lungo viaggio cosmico sapientemente dosato con schizzi di psichedelia acida al cui interno si possono trovare le meravigliose bellezze panoramiche di Another Sky, la rilassante pianura verdeggiante di Canopy, la poesia immanente di Cast a Net.
Ed appunto non c’è noia negli Akron/Family, non c’è mai ripetizione, c’è solo poesia. Ricercata, voluta, sperimentata senza soluzione di continuità. Come quando mettono in download le varie versioni dell’album prima dell’uscita ufficiale. E’il tocco magico di Island, con una voce calda e sublime; sono le follie sperimentali di A AAA O A WAY, quasi una cosa sola insieme alla successiva So It Goes. E’in conclusione l’amore di (un) gruppo per quello che fa, per la musica che suona e non produce, perché riesce a condividerla insieme al pubblico come se facesse un dono da assaporare insieme. La convivialità degli Akron/Family. Di una band composta, come scrissero una volta, tempo fa, da “all of us and sometimes you”.
giu 27
Commenti Recenti