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apr 08

Nebula @ Sinister Noise

Nebula

..Non ce li lasciamo sfuggire i Nebula. Non questa volta almeno. Nonostante l’assenza della motocicletta che Carlo avrebbe voluto salire sul palco in pieno stile biker. Ma la poderosa purtroppo è in infermeria a leccarsi le ferite dopo un incontro ravvicinato del quarto tipo (dove per 4 si intende il numero per chiamare i taxi qui in città) e quindi ci avviamo a piedi al Sinister Noise, poi al resto provvederà l’ispirazione.
Nessun gruppo d’apertura e meno male. Una serata del genere non ne aveva bisogno, anche perché la presentazione del nuovo disco dei Nebula avrebbe fagocitato tutto come un pacman impazzito. I tre pallini che si muovono lungo lo schermo sono naturalmente Eddie Glass, al timone del gruppo da quando si è formata la nebulosa sonora; Tom Davies, che sfoggia un Thunderbolt della Gibson che mi fa urlare; e Jimmy Sweet che quest’anno è stato l’ultimo arrivato dietro le pelli. Ruben Romano non c’è più, così come non ci stanno più i Fu Manchu, il big bang da cui nel 1997 è scaturita la nebulosa sonora che già verso la fine dello scorso anno i nostri telescopi avrebbero dovuto osservare sul palco. Ma in quel caso il tour europeo fu annullato, dato che anche il sostituto di Romano, Rob Oswald, si era perso negli spazi siderali senza spazio e senza tempo. Ma se si sa che la vita assomiglia ad un astronave impazzita, si sa anche che esistono eroi del mondo futuribile che riescono a disattivare gli imprevisti con un semplice cacciavite. Per cui modifichiamo la rotta ed andiamo (verso Marte e) oltre.
L’oltre in questo caso è Heavy Psych, l’ultimo album prodotto dai Nebula per la Tee Pee Records. Etichetta notevolmente interessata alle attività lisergiche e psichedeliche: anche i Brian Jonestown Massacre sono passati da lì. Ma se il gruppo di Anton Newcombe ha poco a che fare con lo stoner, almeno ci indica la tendenza verso cui Glass & co. si affacciano col il nuovo lavoro.  Una maggiore impronta psichedelica ed una maggiore apertura di suoni. La strumentazione di bordo ci segnala una gamma sonora che oscilla tra le radici stoner ed una sempre più accentuata caleidoscopia di luci: il tutto accompagnato da un affascianazione verso gli spazi siderali. Che non è nuova per i seguaci del genere: almeno non per chi ha ascoltato per anni Welcome To Sky Valley dei Kyuss. Le note si sovrappongono come corpi celesti di massa enorme che ti cascano addosso come piogga. Gocce di Asteroid pesanti come macigni. Il controllo non lo senti senza potenza: ed i Nebula hanno brani capaci di far cambare l’orbita gravitazionale di un pianeta malmesso come il nostro. E ti porta verso l’altro lato (of the moon?).
L’altro lato èuna di quelle mazzate che manderebbe giù un bue. Arriva a metà concerto, quando i Nebula decidono di aprire le valvole mandando giù orde di note senza freno e mandano in tilt tutto il Sinister Noise. Linea di basso adagiata su sfondi siderali, la voce onirica di Eddie Glass che riempie il cosmo senza gravità, prima dello stacco improvviso di chitarra, che recupera il repertorio desertico. Spazio cosmico e deserto arido: due paesaggio completamente agli antipodi, ma non dissimili, in cui la solitudine è compagna preziosa per profondi pensieri esistenziali.  Il pezzo è The other Side, un mantra stoner psych che mi manda completamente in stato catatonico. Così come il resto del loro show, che come in una visione epifanica, sa di passato arcaico e di futuro remoto.

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