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set 09

I Gatti Mezzi @ Pisa

Gatti Mezzi. Photo Francesco Bonistalli.

a cura di Francesco Bonistalli

A volte da piccole esperienze si possono trarre grandi insegnamenti. Piccole vicissitudini quotidiane apparentemente senza importanza ci passano sotto gli occhi aiutandoci a capire noi stessi e gli altri. Ci aiutano a ricordare.  La vita è fatta di piccole cose dicono. Di piccole cose sono composti anche i pezzi dei Gatti Mezzi, nei quali traspare una visione nostalgica della vita vissuta tra Pisa e dintorni, una terra piena di significati (per chi li sa cogliere). Ma soprattutto la loro musica è piena di gente; è zeppa di marinai, di pescatori, di raccontatori di storie che darebbero tutto pur di stupire, di strappare una risata con una battuta sconcia, di farsi belli di fronte a una donna spendendo quindici, pur avendo tre in tasca. Si parla anche di persone che non ci sono più, come Morandi, e di esperienze in cui un po’ tutti ci riconosciamo, anche se ce le portiamo dentro senza ammettere che ci hanno cambiato, come in Lacrima meccanica.

Gatti Mezzi. Photo Francesco Bonistalli.

È proprio vero che ci sono tanti modi di raccontare la stessa cosa, ma soltanto uno è quello giusto. Sembra proprio che loro questo modo l’abbia proprio trovato; e non è un caso che siano al loro quinto album dal 2005, quando hanno cominciato. Tommaso Novi e Francesco Bottai sono un duo di cantautori molto ben assortito e vivace, accompagnato da un’orchestra di archi e fiati, che impreziosisce la bella serata estiva al Centro espositivo SMS di Pisa. Vestiti leggeri è l’ennesima dimostrazione di come si possa rinfrescare con irriverenza e ironia la canzone d’autore italiana, attraverso pezzi allo stesso tempo colti e popolari. Il dialetto non viene per niente celato né nelle loro canzoni né nelle pause durante le quali si confidano senza timore col pubblico, parlando anche di particolari e aneddoti personali, ed è proprio questo il bello. La genuinità e la naturalezza dei loro racconti ci fanno dimenticare per un momento la realtà per trasportarci a pesca in mezzo al mare o in un bar ad ascoltare un vecchio ubriaco che gonfia le sue storie fino a farle diventare fantascientifiche. Veniamo risvegliati soltanto dal passaggio di qualche aereo, che graffia il cielo stellato mentre si dirige al vicino aeroporto Galileo Galilei. Noi da terra per protesta, non possiamo far altro che alzare il dito medio.
Certamente e orgogliosamente pisani. Veri, autentici e tremendamente ganzi. Non ancora assuefatti dalla globalizzazione perché fuori dagli schemi, non avendo il minimo timore di raccontarsi attraverso temi difficili da sviscerare. Sarebbe bello poter fare tutti così, forse saremmo tutti più leggeri.

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