Sebbene la speranza sia l’ultima a morire, è più che evidente il declino artistico delle songwriters degli anni Novanta (tranne rare eccezioni). Gli ultimi album di Tori Amos, sempre più tronfi di fiati e ottoni e soporiferi, il pop rock innocuo e all’acqua di rose delle recenti prove di Alanis Morissette (basti sentire brani come On The Tequila o Woman Down), il country super plastificato di Jewel, successivo alla dance pop stile Shakira di 0304. Anche Sheryl Crow, purtroppo, fa parte di questa cerchia: dopo averci regalato canzoni indimenticabili (Run Baby Run, Home, If It Makes You Happy, solo per citare le più note), a partire dagli anni Duemila la discesa è stata inesorabile, seppur con l’inaspettata ripresa di Detours (2008), che l’aveva rivista tornare quasi ai fasti del passato. Il rock FM destinato alle masse di C’Mon, C’Mon (2002), contenente la hit Soak Up The Sun, l’ibrido orchestrale di Wildflower (2005) e il soul Motown di 100 Miles From Memphis (2010), il peggiore fino ad ora, avevano mostrato un’ispirazione sempre più in crisi e indecisa sul da farsi. Di certo questo Feels Like Home di chiarezza non ne fa: nuovo album, nuovo genere. La scelta, questa volta, ricade sul country tout court: bisogna pur dire che qualche venatura si ascoltava già dagli esordi (Members Only in The Globe Sessions), ma ci troviamo di fronte a un tentativo furbetto. Dato lo strapotere attuale del country nelle classifiche statunitensi e il divismo che circonda Taylor Swift, percorrendo le tracce di Feels Like Home si ha proprio l’impressione di un’operazione di marketing. Alcuni anni fa l’artista confidava che avrebbe creato solo questo genere di musica, ma il momento e l’occasione sembrano calzare a pennello, visto anche che il suo successo è ormai in picchiata. Per la prima volta Sheryl si fa accompagnare alla scrittura di ogni brano da un co-writer, da Jeff Trott (autore dei successi del passato) a Brad Paisley e il tutto suona esattamente come ci aspetteremmo da un album registrato a Nashville e prodotto in collaborazione con il vincitore di un Grammy Award Justin Niebank.
C’è un po’ di tutto: la melensa Easy, il singolone pop con sfumature di country, che potrebbe far bene anche al di fuori degli Stati Uniti; un pezzo maggiormente chitarristico (Shotgun), uno con archi e toni rarefatti (Give It To Me). Si scopiazza Miranda Lambert (Homecoming Queen), un po’ di Carrie Underwood (Callin’ Me When I’m Lonely) e il classico country tutto mandolini e acustiche alla Blake Shelton (Crazy Ain’t Original). Se We Oughta Be Drinkin’ è una boccata d’aria, catapultandoci verso gli esordi con un’interpretazione alla All I Wanna Do, il pathos ostentato di Waterproof Mascara è imbarazzante, non meno della chiusa con Best Of Times, una Shania Twain annacquata, e Stay At Home Mother, il cui titolo è tutto un programma.
Solo per amanti del genere e per chi non abbia mai sentito parlare della Sheryl Crow dei primi tre album, che nulla ha a che spartire con la poca creatività dell’attuale.
Label: Warner
Anno: 2013
Tracklist
01 – Shotgun
02 – Easy
03 – Give It To Me
04 – We Ought Be Drinkin’
05 – Callin’ Me When I’m Lonely
06 – Waterproof Mascara
07 – Crazy Ain’t Original
08 – Nobody’s Business
09 – Homesick
10 – Homecoming Queen
11 – Best Of Times
12 – Stay At Home Mother
Commenti Recenti