Uniche vere padrone della situazione intera, sono le atmosfere che da un cosmo lassù – dove si crede siano state concepite – rimbalzano, ripetono e ricadono, come sfere di gomma trasparente, su tutta la tracklist, come in un eterno girovagare tra una galassia e l’altra. Il duo tutto vanto italiano dei Tempelhof – Paolo Mazzacani e Luciano Ermondi – triplicano la loro “offerta sonora” con Frozen Dancer, un viaggio ai confini di una elettronica contaminata di dubbing move e bizzarre fulminazioni spacey che hanno un’indole abbastanza capace di allargare se non dilatare gli spazi mai segnati dell’immaginazione.
Disco amniotico e personale, dieci tracce che al loro passaggio distribuiscono eclettismo e sintomi di non gravità in cui confluiscono lampi di scuola tedesca kraut, echi, pulsazioni e visioni, un’operazione sonora molto più interessante della somma delle sue evidentissime parti oniriche, trainate inizialmente da brividini di freddo glaciale. E son tutte volontà intellettualmente trionfanti che man mano si sciolgono col desiderio di forare una terza dimensione di tutto rispetto.
Tracce che innestano possibilità di guardarsi intorno mentre il suono si arma di una fantasmatica aura da Nord profondo, immagini che danno quasi l’illusione della presa diretta della materializzazione dei volumi musicali imbastiti, praticamente come un luogo liquido dove un delirio paramnestico prende forma o si trasforma nel cubo della metrica e dove anche i Tempelhof – ricchi di suggestioni analogiche, oscillatori e reciproche ascensioni nella ionosfera dub – si allargano a dismisura fino al grado zero di ogni sguardo focale; uno di quei dischi che lo metti su nello stereo e ti ci perdi poi dentro, garanzie di ritorno prossime all’impossibile e certezza di abitare la sua soggettiva lounge in un tempo indeterminato accertato a lungo termine, in poche parole un’inevitabile trippyes che dal ping pong elettronico di Drake, alla tribalità anni Ottanta di Change, dall’ossessione experimental di She can’t forgive alla pastorale atmosferica che fa galleggiare di Skateboarding at night, sollevano il plesso solare a quota mille.
Musica che non ha pareti, un’ avventura ascendente, di solo andata garantita.
Label: Hell Yeah Recording
Anno: 2013
Tracklist:
1. Drake
2. Monday is black
3. Change
4. Nothing on the horizon
5. Sinking nation
6. She can’t forgive
7. The dusk
8. Skateboarding at night
9. Running dog
10. Xx Cold sand (bonus track)
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