Com’è il mondo filtrato attraverso la visione spinta ed espressiva di Giovanni Vicinanza e i suoi The Softone? Splendidamente fosco e di incontrollabile pelle d’oca, un qualcosa che arriva ad elaborare un’estetica nuova usando cose di rimando, una contemporaneità sabbiosa che tra lo ieri e l’oggi vive sulle lamiere un gioco di riflessi accecanti, di notti stupendamente balorde di sentimento.
Tornano a confondere gli ascolti con Tears of Lava, sei tracce che subito si postano come indicatore di indispensabile grazia Med sporcata di America, tracce di origine esportabile non appena lo stereo comincia a macinarne il groove, quella colorazione audace con la quale la formazione napoletana ci ha dato l’abitudine di ascoltare onde e brezze di “internazionalità” conclamata sebbene l’ancora girovagare nell’underground, e questo disco non è altro che una riconferma – se mai ce ne fosse bisogno – di una generosità artistica sempre da tenere a bada, sempre da stringere come un valente peccato di gioventù. Questa formazione non finirà mai di stupire almeno in termini musicali, un progetto sonico che miscela – in un continuo rinascimento – nervi mex in Walk way, esplosioni di limo del Mississippi in Right of wrong e ballate puttane che – al centro di prestanti fraseggi chitarristici – tengono inchiodato l’ascolto ad ogni loro minima sequenza.
E la potenza aggiuntiva viene anche data dalla chitarra smaliziata e vissuta di Antonio Ostuni, quel plusvalore elettrico che aggiunge gloria alla gloria di questo registrato, pezzo di vetro ai confini di un deserto d’anima che in sei mosse, sei differenti pozze atmosferiche, tirano fuori tempi da giocoliere sui cieli looner del mondo, come negli echi conturbanti e latin che ancheggiano nel crooner-brass di Somewhere over, poi una parentesi tra nuvole idilliache in He came at the down che aprono le danze alla stupenda cavalcata di Son of a gun, ballata che apre l’anima in due (un pensiero tra la poetica Hiatt e le vie per Tupelo), per poi trovarsi al centro del buio, della notte pensierosa e guardinga che Ray of light smuove gattonando dietro una chitarra riverberata e blues, maledetta e assassina.
Quello che i The Softone propongono all’ascolto non è il solito dischetto roteante di buone cose, piuttosto un equilibrio che ti fa sentire eternamente in bilico tra due cose, la forza ed il pericolo di rimanerci definitivamente “sotto”. E questa è più che una dimostrazione di muscoli e grazia. Credetemi”
Label: Cabezon
Anno: 2013
Tracklist:
1. Walk away
2. Right or wrong
3. Somewhere over
4. He came At the down
5. Son of a gun
6. Ray of light
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