Giunta al suo nono album, Laura Veirs ha deciso che fosse giunto il momento di un notevole cambiamento stilistico: prodotto, come sempre, dal marito Tucker Martine, Warp and Weft è, senza ombra di dubbio, il lavoro più variopinto e sperimentale della songwriter di Portland, Oregon. La scelta del titolo appare, dunque, emblematica: si tratta di un riferimento al cucito, ordito e trama, atto a comunicare che ci troviamo di fronte a un patchwork musicale dalle atmosfere più varie possibili. La Veirs ha composto questa sua fatica all’ottavo mese della sua seconda gravidanza: per questo, Warp and Weft riflette i timori del diventare madre, le paure e il senso tragico di dar vita ad un nuovo essere in un mondo dominato dalle barbarie e dalla violenza. Musicalmente siamo lontanissimi dall’acustica che sorreggeva i precedenti July Flame (2010) e la raccolta di ninne nanne Tumble Bee (2011): chitarre elettriche, basso, violini, pedal steel costruiscono un suono ricco e profondo. La Veirs può anche contare su una impressionante lista di collaboratori: Neko Case, My Morning Jacket, k.d. lang, Nate Query dei Decemberists, il jazzista Rob Burger e molti altri.
Il primo singolo Sun Song è un inno al calore del sole dopo un lungo e glaciale inverno: un delicato pop rock, scandito da chitarre elettriche, in cui la presenza della Case si fa sentire, in special modo in una rilettura più stravagante delle radici country. America è un lamento rock alla Sheryl Crow prima maniera, sulla situazione in cui versa attualmente il continente a stelle e strisce (Everybody’s packing heat in America/Training their barrels on the city streets of America). Finster Saw The Angels, sull’artista Howard Finster, rompe la monotonia iniziale con un ottimo inserto di pedal steel, mentre in Dorothy Of The Island la storia di una madre, che decide di togliersi la vita, rivive attraverso la rielaborazione rock’n’roll del canto tradizionale Motherless Children. Shape Shifter è uno splendido numero acustico sorretto da archi evocativi, come il sopraggiungere dell’inverno (Winter’s on the way/I think we’re gonna make it out/If we stick together now/If we stick together now). Say Darlin Say e That Alice sono più energiche: la prima un country rock, la seconda, un’ode all’arpista e pianista jazz, nonché moglie di John, Alice Coltrane, è giocata, di contrasto, su un veloce e riuscito rock, che guarda ai R.E.M. Il breve interludio strumentale Ikaria annuncia una nuova direzione di Warp & Weft: i ritmi si rallentano e i toni diventano meditativi. Sadako Folding Cranes è una riflessione sugli orrori della guerra, attraverso le immagini di Hiroshima: Sadako Sasaki, una bambina di due anni, sopravvisse alla bomba atomica, ma morì dieci anni dopo per le complicazioni di una leucemia, causata dalle scorie. L’artwork dell’album è un omaggio ai numerosi origami che la bambina creò con la speranza che la pace mondiale si concretizzasse. C’è poco spazio per le parole: un semplice e toccante folk, che rappresenti le colpe del genere umano. Ten Bridges, alla Ingrid Michaelson, di una dolcezza disarmante, ha un chorus tanto semplice quanto efficace, mentre la chiusura di White Cherry è un classico ed impeccabile brano jazz, a cui contribuiscono arpe, sitar e Carl Broemel al sax, con echi di Joni Mitchell e Rickie Lee Jones.
Nella sua molteplicità e profondità, nel legame che riesce a creare tra amore e morte, speranza e orrore, Warp and Weft è il lavoro più maturo della Veirs e la più riuscita testimonianza di un’evoluzione che la vede allontanarsi dal mondo puramente folk delle sue opere precedenti.
Label: Bella Union
Anno: 2013
Tracklist
01 – Sun Song
02 – America
03 – Finister Saw The Angels
04 – Dorothy Of The Island
05 – Shape Shifter
06 – Ghosts Of Louisville
07 – Say Darlin Say
08 – That Alice
09 – Ikaria
10 – Sadako Folding Cranes
11 – Ten Bridges
12 – White Cherry
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