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apr 08

The Flying Sebadas – Vol.1

Vol.1

Tre amici si ritrovano dopo tanto tempo. E’passato qualche mese da quando non si incontrano, prima lo facevano molto più spesso. Un sorriso, quello degli incontri piacevoli, non più usuali. Non troppe parole, si conoscono troppo bene. Uno di loro tira fuori un cd di un gruppo di amici suoi, The Flying Sebadas. Ne ha due copie, è il suo dono di benvenuto. Anvedi chi c’è. E’passato molto tempo dall’ultima volta, ed è sempre fantastico ascoltare della buona musica: “immersi completamente negli anni’60” dice interrompendo un prolungato silenzio uno di loro. Si ascolta, il basso sembra quasi avere un accenno funk nella parte centrale del pezzo, ma la malinconia se lo porta lontano verso la conclusione in un crescendo beatlesiano. Si gira e si passa avanti, ci vuole un pezzo un po’ più vispo, Cha Cha Cha per smuovere i corpi: eccolo qui, un accenno con il piede della gamba accavallata, i coretti ye ye ye trascinano via i cattivi pensieri che si sono accatastati negli ultimi anni. Si torna indietro, a volte si può, anzi, sempre, Anytime. Basta solo volerlo. Le primavere di via Asmara ritornano improvvisamente con i colori abituali, i ritmi sono più compassati e lasciano comparire anche una tromba che chiama a raccolta tutti i ricordi per una scampagnata veloce.
Poi piove, come accade sempre sul più bello. Your Wet Clothes non hanno il tempo di asciugarsi nel freddo inverno, magari se li passiamo agli Shins o ai The New Pornographers ce li asciugano loro. Le voci di sottofondo di bambini che giocano in un cortile di un qualsiasi colleggio sono esaltate dall’intensità della tua tormentata presenza: you reach perfection while you don’t feel sane and now you’re sick of it all. Può esistere una soddisfazione maggiore di serate del genere? Strappu Strappu è un pezzo dei fu fratelli Gallagher senza wall of sound ma con le giuste incatenazioni stilistiche. Le sebadas volano anche oltreoceano, mettetevelo bene in testa: anzi Fix It, perché Casablancas nonostante tutto ha lasciato un gran segno negli anni 00. E la farina? Sta in Doctor Gave Me Rock: e qui giù il cappello di fronte ad Alberto Caria, Luca Gambula, Mirco Pilloni ed Andrea Siddu. Sfido chiunque ad ascoltarla una sola volta. Noi non ci siamo riusciti ed abbiamo fatto il bis. L’attacco è fenomenale ed andrebbe insegnato a scuola: le linguacce degli Stones si allungano verso le nostre orecchie grazie alla magia del blues. Ma non finisce qui, perché per il gran finale The Flying Sebadas hanno in serbo grosse soprese. Where did you go? Torna qui, singing the song alone si può andare dappertutto, basta ascoltare attentamente senza dirlo a mamma anche perché ormai l’ha capito prima di te. Ormai siamo fatti, ciucciate il pabillonis. Per chi come noi è  infetto dal morbo del rock non c’è più nulla da fare. Ci basta restare ad ascoltare in una camera di un amico il crescendo dei riff dell’ultimo pezzo per capire che noi ci siamo stati, ci siamo e ci saremo ancora. In mezzo alle buone note ed ai buoni amici. Ci basta solo il rock. Dottore, daccene di più.

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