Qui c’è poco da starci sopra con le parole, qui c’è solo da ascoltare e farsi travolgere dalla dannazione goliardica che da anni questo quartetto invasato a mille di Atlanta spaccia e sputa lungo le strade sporche dell’Hard Rock di stampo Seventies; i Nashville Pussy qui con Up The Dosage sesto “pietrone miliare” della loro lunga carriera, tornano a mordere i cavi elettrici e a violentare le pedaliere con la loro pozione magica di rock ad alto voltaggio e speed metal condito da performance di stile “Boccaccesco”; porno, doppi senso, mascolinità da bassifondo e odori, puzze di carburatori di Davidson fiammanti e bionde pupe da sbattere in ogni angolo sono la tipicità, le stanze espressive di una formazione che da sempre da polvere da mangiare a chi si trova alle loro spalle.
Blayne Cartwright voce e chitarra, Ruyter Suys chitarra, Jeremy Thompson batteria e Karen Cruda al basso danno suono ad un disco che fa sudare sette camice, una corsa senza fiato, un rock al cardiopalma infilzato da uno spillone Voodoo che ritorna a celebrare la crudezza e unapotenza che al primo giro già si impossessa anima e corpo di ogni cosa che respiri intorno, sacro (sempre poco) e profano (molto di più) che cozzano e scopano dentro una bolla rovente di energia e “cattiveria” divertita; ovviamente disco per passionali del fuoco e dello speedyng assoluto, nulla che esca in più da questi parametri, ma il lusso becero e amplificato di Cartwright e Soci è immortale come la gloria del dio Thor.
La soglia della maturità, i nostri, con questo album la raggiungono alla grande, e dentro a questo tempio di groove e fuzz oltre il tonico trovano spazio anche giri d’altro incantevoli, come l’honky eccentrico di Before the drugs wear off o il salto country-billy di Hooray cocaine, hooray for Tennessee, ma la ferocia degli amplificatori non placherà mai la sua stizzita voglia di scoppiare e allora da Everybody’s fault but mine a Pussy’s not a dirty word, passando per la dentaura acciaiosa della titletrack è tutto uno straordinario rimpallo di distorsori che – tra cannibalismi alla Alice Cooper e il tic zampettante degli AC/DC – seguitano a graffiare a sangue la scena dell’immenso paradiso infernale del rock’n’roll!
Label: Steamhammer
Anno: 2013
Genere: Hard Rock/ Heavy Metal
Tracklist:
1. Everybody’s fault but mine
2. Rub it to death
3. Til the meat falls off the bone
4. The south’s too fat to rise again
5. Before the drugs wear off
6. Spent
7. Beginning of the end
8. Up the dosage
9. Taking it easy
10. White and loud
11. Hooray for cocaine, hooray for Tennessee
12. Pillbilly blues
13. Pussy’s not a dirty word
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