Disco umorale e – lasciatemelo dire a quattro ganasse – bellissimo questo di Stefano Battistella che prende il moniker da una via di Verona, Interrato Dell’Acqua Morta; disco zingaro e che porta dietro tutta la sana inquietudine di un cantautorato mai fermo sulle staticità di storie dai finali al glucosio, la sua è un’arte urlata, dinoccolata e gattonata che scortica pance e teste con una poetica sanguigna, libera nelle parole e liberatoria nelle mire sonore, in poche parole un esordio solista da tanto di cappello, uno di quei lavori che producono convincimenti a kili.
Battistella – già frontman dei No Man’s Land – in questo primo tragitto in solitaria prende spazio con una scrittura rapsodica, ricca di swing, trombe brassing, arie dell’Est, jazzly ed una multicolorità timbrica che si nutre anche di folk sparuto e fili d’aria intimi e altamente trascinanti, una tracklist che si fagocita come una bibenda culturale per momenti in cui si cerca una dimensione consona allo stare bene, una “lettura musicale” di pregio, freschezza ed eleganza. Dieci tracce che bruciano un ascolto totalmente immerso dentro un lotto che travolge, un progetto fertile di rabbia, intemperanza e dolcezza che stimolano poi il vizio chiaroscurale di legarsi – al disco – come ad un potenziale soundtrack di più giornate riflessive e col vuoto a rendere.
L’artista veneto ha fatto le cose in grande, non un semplice dischetto, ma una multiforme declinazione stilistica che – nella affascinante verve compositiva come nelle strutture gigionesche – piace a stampo, da sollecitudine a scoprirlo in tutte le sue fessure espressive, ti fa perdere nelle onde elettriche di Ninna nanna delle foche, ti plasma nel caracollare mexing La sbronza del secolo, fa impazzire nella tribalità mariachi di una tromba a ritmo che strappa applausi virtuali Perra sin amor, sturba nella psichedelica made in East Ascidia per poi spiaggiare esausti di bello dentro un’alba stigmatizzata da una tromba sgualdrina in sordina che va a perdersi in un caos d’amore, bagliore e bailamme Mr. Bombardini.
Non c’è nulla da aggiungere, un disco moderno che spende energia, “cose alte” e un talento non quantificabile, poi il “sorprendente” arriva alla fine come slancio per ricominciare tutto daccapo, per rimettere in sesto un nuovo – ed ancora un altro – ascolto rapito.
Label: Guestar
Anno 2014
Genere: Cantautorato indie
Tracklist:
1. Ne ho piene le palle
2. Ninna nanna delle foche
3. La professione di fede del biscotto savoiardo
4. La sbronza del secolo
5. Angelica
6. Perra sin amor
7. L’autodidatta
8. Ascidia
9. Morte nera
10. Mr. Bombardini
Commenti Recenti