«

»

giu 16

Sharon Van Etten – Are We There

AreWeThereSharon Van Etten è la dimostrazione che, talvolta, le aspettative sono ben riposte: dopo una serie di album acustici, Tramp (2012), prodotto da Aaron Dessner de The National, l’aveva imposta ad un pubblico più ampio e si era rivelato come una delle migliori sorprese di cantautorato degli ultimi anni, a metà strada tra una certa dimensione indie rock e una malinconia da cantautorato grunge. Are We There, sua quarta fatica, si spinge liricamente ancora più in là: è una seduta terapeutica che affronta la fine di una violenta e tormentata relazione della Van Etten, mai così autobiografica e sincera. Vi sono momenti memorabili in questo album per quanto sofferti e diretti, parole taglienti e profondamente umane: su tutti Your Love Is Killing Me, splendida ballata rock, in cui un procedere in levare – da un organo iniziale si arriva a drums e a un cantato che trasmette passione e intensità uniche – si accompagna a riflessioni drammatiche, una preghiera d’amore con capovolgimento di sentimenti tradizionali (Break my leg so I can’t walk to you/ Cut my tongue so I can’t talk to you/ Burn my skin so I can’t feel you/ Stab my eyes so I can’t see). Prodotto dalla songwriter in persona, Are We There si accosta alle liriche personalissime di Fiona Apple, ma, musicalmente, prende una strada diversa da ciò che la Van Etten ha fino ad ora creato: c’è una maggiore commistione di generi, di suoni, di esperimenti, che si amalgano perfettamente grazie all’atmosfera di dolore che rende l’album una sorta di concept sull’amore. Fortunatamente non l’amore da tre parole, ma il sentimento vero che conquista e scandaglia l’animo umano: Are We There è precisamente questo.
Già a partire dalla toccante apertura Afraid Of Nothing si capisce che c’è un fortissimo desiderio di mettersi in gioco con gli arrangiamenti: note di pianoforte e leggeri archi ricordano l’ultima Feist (Caught A Long Wind) e dipingono un’atmosfera priva di barriere, come un viaggio all’alba con il finestrino abbassato e la testa appoggiata verso l’esterno – proprio come nell’artwork. Nonostante la dolcezza della chitarra acustica, la Van Etten mostra un’umanità sofferta: We’ve known each other for a long time/I need you to be afraid of nothing. Taking Chances è una ballata d’amore cupa, disincantata, costruita su brevi riff di chitarra elettrica nei chorus, sintetizzatori e percussioni lievi. La rappresentazione di una fiducia tradita continua con Our Love (At the bottom of a well/I’m reliving my own hell), delicata torch song con organo, sintetizzatori molto 80’s e ritornello mantrico. Tarifa è un incantevole brano di cantautorato americano alla Ryan Adams, arricchito di fiati e un pathos non invadente. Per la prima volta la Van Etten si lascia andare anche a due ballate pianistiche: la dolente e perfetta I Love You But I’m Lost (il titolo dice tutto) e la amosiana I Know (I sing about my fear and love and what it brings). You Know Me Well guarda maggiormente al suo passato mentre Break Me lega un falsetto vocale, sintetizzatori e linee di chitarre. Every Time the Sun Comes Up è un’ironica visione della sua carriera e della sua relazione (People say I’m a one-hit wonder, but what happens when I have two?/I washed your dishes, but I shit in your bathroom) con deliziose note pop rock, dalle leggere spruzzate country.
Scendendo così in profondità nell’animo dell’artista, Are We There conferma che Sharon Van Etten è una delle migliori cantautrici della nostra generazione.

Label: Jagjaguwar
Genere: Alternative rock, folk rock
Anno: 2014

Track list

01 – Afraid of Nothing
02 – Taking Chances
03 – Your Love Is Killing Me
04 – Our Love
05 – Tarifa
06 – I Love You But I’m Lost
07 – You Know Me Well
08 – Break Me
09 – Nothing Will Change
10 – I Know
11 – Every Time the Sun Comes Up

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato!

Puoi usare i seguenti tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>