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giu 25

The Naked and Famous @ Ferrara Sotto le Stelle

Con qualche giorno di ritardo sulla tabella di marcia arriva il live report del concerto inaugurale di Ferrara Sotto Le Stelle, con l’unica data italiana della stagione dei The Naked and Famous accompagnati dai conterranei Black City Lights. Ed è proprio questo duo ad aprire le danze, verso le 21:30 in un cortile del Castello Estense che non conta ancora un nutrito numero di presenze, ma anzi, il presagio è quello di una data intima, con pochi biglietti venduti e questo lo si capisce anche dall’assenza di un punto di ristoro o bar, chiamatelo come vi pare, tant’è che io stesso per primo mi faccio immediatamente fare un timbro per uscire e andare a farmi una birretta nei bar limitrofi; da segnalare l’estrema cortesia della security all’ingresso del Castello. 22062014-_MG_6968Rientro poco dopo e il duo neozelandese ha da poco calcato il palco, e già mi sorprendono piacevolmente, un sound neo-pop che va tanto di moda ora, con quelle ritmiche non troppo invasive, e una voce femminile davvero ben calibrata: forse ancora un pochino acerbi o non avvezzi a manifestazioni di grande portata, ma non al punto da sfigurare, i Black City Lights prendono confidenza anche con il non numeroso pubblico, e ci regalano nelle ultime battute una cover\medley delle TLC, Rhianna e Fugees, incastrando No Scrubs, Umbrella e Ready Or Not, con una pregevole sovraincisione live di voci, caratteristica che si ripete anche in altri momenti della performance del duo, e che impreziosisce nettamente la qualità e la tecnica del concerto dei due neozelandesi. Verso le 22, l’ultimo brano, i ringraziamenti e poi loro stessi si affrettano a raccogliere quei pochi strumenti tecnologici a loro disposizione per far posto al main act, ovvero The Naked & Famous, che fino a poco prima scorazzavano lieti tra il pubblico all’interno del cortile del Castello (compreso un vichingo della troupe che andava in giro cercando il chitarrista per accordare una delle tante chitarre). 22062014-_MG_7070L’attesa prima della salita sul palco è un po’ lunga, ormai si sono raggruppate un bel numero di persone davanti alle transenne, sicuramente non abbastanza per bilanciare la bellezza sonora che sta per verificarsi, ma ritenuto comunque sufficiente (come sempre dovrebbe essere) dal quintetto per farsi guidare dalla loro stessa musica e regalarci una performance davvero brillante. Non ci si può innamorare (platonicamente, si intende) di Alisa e del suo splendido modo di stare sul palco, elegante, e sempre sorridente, riflessiva nei brani più intimi e delicati, gioiosa e scherzosa con il pubblico tra una canzone e l’altra; la sua voce è forte, supportata da un’effettistica che forse non risulterebbe nemmeno necessaria. Ovviamente completano il tutto i quattro ragazzotti che più che neozelandesi sembrano ariani, copie kraftwerkiane di sapienti manipolatori di suoni elettronici, con radici tradizionali (ci sono ovviamente le basi del rock, con chitarre, batteria e basso). Un live di circa un’ora abbondante, che alterna momenti più pacati ad esplosioni quasi post-rock, sperimentazioni che rallentano un po’ il ritmo sfiorando le ballate, e scorci di danze elettroniche estremamente coinvolgenti, il tutto a dimostrare l’eterogeneità di questa band, ormai arrivata al suo secondo lavoro in studio risalente all’anno scorso. Si snocciola insomma una scaletta ben equilibrata, ma ancora priva di un brano in particolare, ed infatti dopo una breve discesa dal palco la band ritorna annunciando la voce venuta a mancare a Thom, mentre lei saluta il pubblico augurando un buon inizio di settimana; l’estasi è tutta in quei “yei yei yei eh” di Young Blood, cantati tutti insieme a squarciagola che quasi mi commuovono in questa notte d’equinozio in cui siamo davvero pochi ma buoni, e non pensiamo affatto a chi non ha voluto partecipare ed assistere, peggio per loro…

 

PS: si scoprì solo in seguito alla pubblicazione dell’articolo che in realtà il bar era stato previsto eccome, ma poichè al pomeriggio si era celebrato un matrimonio all’interno del cortile del Castello, e per motivi di tempo non si è riusciti portare frigo e spine. L’ovvia conclusione che si può trarre è: meno matrimoni, più concerti.

 

Grazie a Sara Tosi per la gentile concessione del materiale fotografico

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