Ah, quanto avrei voluto avere dieci anni in più stasera… eh sì, proprio per godermi appieno la data dei Simple Minds a Ferrara Sotto le Stelle, pieno trionfo della musica, non solo anni ottanta, della musica a tutto tondo con tutta la carica di significati che si porta sul groppone. Soldout annunciato, ma mai vista una piazza Castello così piena: a spanne un 5000 c’era eccome, e lo si capiva già arrivando, parcheggiare una bici risultava difficile (figuriamoci altri mezzi di trasporto a quattro ruote), piazzetta Savonarola che è antistante all’ingresso piena zeppa di curiosoni, di gente che avrebbe fatto carte false per elemosinare un solo biglietto, persone rassegnate già col collo teso a spiare tra le tende che separano questa sorta di privè dalla vera è propria discoteca. Perchè la piazza si è trasformata proprio in una discoteca a cielo aperto stasera, mancava solo una immensa palla a specchi, una discoteca sana, mica come quelle di adesso, una discoteca dove però non è mancato il gruppetto di marpioni che provano ad abbordare ragazze che hanno bevuto quella birretta in più, e qualche ventata all’aroma di sigaretta truccata. Avevamo tutti trent’anni stasera, o quaranta, o forse più, ma anche venti (e senza tirar per i capelli questa figura retorica, tanti erano anche i bambini accompagnati dalle famiglie). Faccio appena in tempo ad entrare non senza difficoltà, e non riesco già ad avanzare più di qualche metro dall’ingresso, tanta è la calca del pubblico accorso per questa data che si rivelerà memorabile per la storia di un festival che dura da decenni; tanti i concerti ai quali ho avuto modo di assistere, parecchi i soldout proclamati, ma ripeto, mai visto un soldout così soldout. Provo a guadagnare una posizione favorevole ma mi rassegno in fretta, riesco ad intravedere appena un pò il palco e i capelli afro della corista, ma mi accontento. Dietro di me alcuni arrivati alla spicciolata si lamentano per l’assenza di uno schermo che riesca a fornire immagini anche per i meno fortunati (c’è da dire che piazza Castello per la sua natura un po’ dislivellata non favorisce troppo la visione di un concerto da ogni posizione), ma a pensarci un attimo non siamo di fronte ad una band di nuova scuola, e i palchi al tempo erano agghindati solo da tante luci, e così è anche questa sera, ed io personalmente apprezzo. La scenografia questa sera la fa la musica, e la voce di Jim Kerr che ci ammalia fin da subito, ammiccando anche un italiano piacione che cattura subito il pubblico con frasi che hanno un sapore diverso, sembrano essere davvero spontantee. “Che vista bellissima” dice al pubblico; e non per tutti caro Kerr, per noi che siam qua dietro è un po’ difficile capire cosa succede là lontano sul palco, anche provando a spiare da quelli che innalzano iPad o smartphone davanti a me. Ad un tratto infatti, mentre prendo nota per scrivere qualcosa, tutti si girano e mi sento un po’ nell’occhio del ciclone, ma in poco tempo mi accorgo che non stanno riprendendo me, ma le ombre proiettate sul muro che collega il Castello Estense al palazzo ducale, forse unico modo per godersi visivamente qualche momento del concerto per chi sta nelle ultime file. I brani scorrono davvero veloci l’uno dopo l’altro, non si perde tempo in ciance, i Simple Minds vogliono suonare e lo fanno bene, con un’acustica davvero degna dei grandi concerti, un suono pulito, equilibrato, pieno e coinvolgente. La strumentale Theme From Great City è quel brano che non mi aspetto e che mi ricorda un po’ come scopro il gruppo, perchè i Raven Maize l’avevano sapientemente campionato insieme a Bohemian Rhapsody dei Queen nella loro The Real Life; splendida esecuzione, ennesima testimonianza di quanto la musica dance si sia un po’ fermata agli anni ottanta e da lì continui imperterrita ad attingere dal passato. Se ne va così un’ora scarsa di concerto che sembra un unica grande canzone, se non per momenti un po’ più popolari come Someone Somewhere, e Don’t You. “Minchia, sono stanco, sono vecchio, sono fame, sono pazzo… grazie per la serata” esclama Jim durante un suo brano, ma siamo tutti consapevoli che ci regalerai almeno un encore; anche le pause tra le due riprese sono brevissime, e tutti insieme ci regalate gli altri momenti che tutti aspettiamo ovvero New Gold Dream, Sanctify Yourself e la chiusura con Alive and Kicking dove tutti insieme cantiamo come se fossimo tutti coetanei. I Simple MInds lasciano questa marea di pubblico con la voglia di ballare ancora e ancora, ma soddisfatti di essere tornati un pelo più giovani, fieri di aver vissuto in un’epoca piena di musica buona che continua a perpetuarsi negli anni e che mai morirà. Torno infatti a casa con questi pensieri che mi girano per la testa, ovvero per come una testimonianza come questa visto il gran numero di persone accorse, e l’entusiasmo, la gioia nel far musica da parte di una band che ormai ha sulle spalle una carriera iniziata 37 anni fa e composta da 31 album, possa contestualizzarsi col panorama della musica attuale, dove davvero poche band riescono a inserirsi nella storia, dove il pubblico più giovane è un pubblico mordi e fuggi che spesso non si informa nemmeno sul passato. Bah, vabbè, dormirò lo stesso stanotte, ma sicuramente con qualcosa in più nel mio bagaglietto dei concerti: grazie a te Jim, per la splendida serata, e torna pure quando vuoi a Ferrara visto che come ci hai detto tu, ti è piaciuta così tanto, mi sa che altre 5000 persone saranno lì ad aspettarti.
Grazie a Sara Tosi per le foto, davvero difficile questa volta scegliere tra tutte quelle che mi ha mandato.
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